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Generale Vanacci si candida? "Quanto vale il suo partito": sondaggio-choc

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Tommaso Montesano
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«Perché no, potrei anche cambiare la mia vita». Mentre il generale Roberto Vannacci, tra un’intervista e l’altra, conferma la tentazione di scendere in campo - «non mi precludo nessuna alternativa», ha ribadito al Giornale d’Italia - iniziano ad arrivare le prime stime su quanto potrebbe valere, in termini elettorali, la sua presenza in politica. L’analista Alessandro Amadori, sul quotidiano on line Affari Italiani, quantifica in circa un milione e mezzo di voti - pari a una percentuale intorno al 4% - il potenziale bacino elettorale dell’ufficiale finito nella bufera mediatica dopo la pubblicazione del suo libro Il mondo al contrario.

Amadori parte da un dato di fatto: l’area più sensibile alle proposte di Vannacci è l’estrema destra. Un «segmento elettorale» che dal 2000 in poi ha mostrato di avere «un voto diretto oscillante tra i 500mila e il milione di voti». Un’area, però, che ha sempre scontato l’assenza di leader in grado di valorizzare, e unificare, il consenso. E il generale dei paracadutisti, divisa che esercita una storica presa sull’elettorato di destra, potrebbe colmare questo gap. Poi Vannacci porterebbe in dote la popolarità di cui gode all’interno del mondo militare, «un mondo formato da circa 600mila persone, che potrebbe riconoscersi nell’“effetto bandiera”» e sostenere l’ufficiale dell’Esercito. Dalla somma di questi potenziali bacini- l’area dell’estrema destra e la platea militare- si arriva alla stima (massima) del 4,5% su cui potrebbe contare Vannacci.

Il nome del generale, più volte accostato alla Lega in ottica elezioni europee dopo il colloquio telefonico dei giorni scorsi tra il paracadutista e Matteo Salvini («ho fatto un’ottima chiacchierata con lui»), è stato anche fatto per l’area alla destra di Fratelli d’Italia sulla quale si sta muovendo Gianni Alemanno, che ha già lanciato il Forum per l’indipendenza italiana. In questo caso l’obiettivo potrebbe anche essere quello di intercettare una parte dell’attuale segmento elettorale di Fratelli d’Italia. Spiega a Libero Antonio Noto, presidente dell’omonimo istituto di ricerca: «Il 26% incassato dal partito di Giorgia Meloni alle elezioni va diviso in due: tra il 7 e il 10% si tratta di un elettorato di destra classico, mentre il 20% è composto da chi non si dichiara né di destra né di sinistra. Lo possiamo definire un elettorato fluido, fluttuante, che vota non in base alle ideologie, ma è più libero perché non possiede una fidelizzazione storica. La sfida di Giorgia Meloni è quella di continuare e tenere insieme i due elettorati».

Ecco, la candidatura di Vannacci potrebbe fare breccia lì, in quel 10% che si definisce orgogliosamente “di destra”, anche se tra il dire e il fare... «Il bacino potenziale di un partito di destra è quello. Oggi si riconosce in Fratelli d’Italia e un domani, in tutto o in parte, potrebbe andarsene». Evento tutt’altro che facile, avverte Noto: «Si tratta dell’elettorato più ideologico. Quindi da una parte potrebbe anche essere il più deluso, ma essendo tradizionalmente il più fedele, non è detto che cambi e, in ogni caso, che lo faccia velocemente». Il centrodestra prova a spegnere le polemiche sulle divisioni di fronte al libero del generale. «Il “caso Vannacci” non è parte del programma di governo», assicura il vicepremier Antonio Tajani (Fi). «La destra non si sta spaccando», gli fa eco Giovanni Donzelli (FdI). Ma dal partito di Meloni il deputato Riccardo De Corato punge la Lega: «Candidi pure Vannacci, chi ha votato per FdI un anno fa non cambia idea per le opinioni del generale». 

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