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Elly Schlein, "14%": sondaggio-choc, la fine politica della segretaria Pd

Arnaldo Ferrari Nasi
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Anche chi vota Partito Democratico non sembra essere convinto che il segretario Elly Shlein stia seguendo una politica giusta. E la prima conseguenza di ciò è che pare esserci molta confusione, proprio in quell’elettorato, sulla direzione che il partito dovrebbe prendere, ovvero, con chi dovrebbe allearsi. Selezionati gli elettori Pd da un campione rappresentativo di italiani adulti, sono state poste loro alcune significative domande. Anzitutto è stato chiesto se ritenessero che l’attuale segretario del partito, Elly Shlein, fosse «la persona giusta per riportare il Pd al governo del Paese vincendo le prossime elezioni politiche». Solo il 14% ha risposto “molto”, ovvero ha dato una risposta convinta. Pochi, soprattutto nel Centro Italia e ben istruiti. Qualche giovane in più; molti maschi, pochissime donne. Un buon 44% rimane dubbioso e si esprime con “abbastanza”, mentre gli altri (42%) sono poco o per nulla sicuri, o, addirittura, non si dichiarano.

 

 

 

Tema della seconda domanda era proprio riguardante il tipo di politica che il partito dovrebbe seguire. Meglio rimanere all’opposizione, ma stando su posizioni di “sinistra vera”; o meglio tornare a governare, con tutti i compromessi necessari? Sotto questo aspetto, il Pd appare molto diviso: il 46% dell’elettorato è per stare all’opposizione, mentre il 36% è per tentare un ritorno al governo. I primi sono tendenzialmente più giovani o anche più maturi, alto grado di istruzione, del Centro-Sud; i secondi, al contrario, nella fascia tra i 40 e i 60 anni, studi medio-superiori, regioni con Pil alto. Non è irragionevole: un contesto economicamente più attivo, cerca stabilità.

 

 

 

Questi elettori sono all’incirca gli stessi che non vogliono l’alleanza con i 5 Stelle per le prossime elezioni (47%). Costoro, eventualmente, prendono in considerazione partiti che vanno più verso il centro, come Azione, Italia Viva e +Europa; rimanendo comunque nell’ambito della sinistra. Di converso, gli altri (41%) sono più vicini a Sinistra Italiana e ai Verdi, oltre che, ovviamente, ai grillini. Anche in questo caso, quindi, il Pd risulta diviso in due parti pressoché uguali.

 

 

 

Non era così lo scorso anno, quando solo un elettore su cinque, il 20%, avrebbe rinnovato l’alleanza con i 5 Stelle. Una frattura che sembra profonda, perché l’eventuale intesa non viene vissuta solo come una tattica elettorale, ma concerne proprio la scala dei principi e dei valori. Per la metà di chi vota Pd (50%), sono proprio diversi da quelli del Movimento 5 Stelle; dato che conferma il risultato molto simile rilevato lo scorso anno (48%). Per il 41%, ovvero due su cinque, il Partito democratico ha valori in comune con il Movimento 5 Stelle. In questo caso, invece, rispetto al 2022 vi è stata una crescita di otto punti percentuali.

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