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Matteo Renzi, l'affondo di Forza Italia: "Si rassegni"

Matteo Renzi

Elisa Calessi
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Non ci sta, Forza Italia, a farsi mangiare dagli alleati (FdI) o dai professionisti della tattica (Matteo Renzi). E nemmeno a confermare le previsioni di “osservatori scettici”. Per questo prova a costruire una linea di difesa. 

Si comincia a Gaeta, dall'8 al 10 settembre, dove si svolgerà la festa nazionale di Forza Italia Giovani, “Azzurra libertà. Ritorno a Everest” dedicata a Silvio Berlusconi. A presentarla, ieri, in una conferenza stampa alla Camera dei deputati, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri insieme a Stefano Benigni, responsabile nazionale Giovani Forza Italia.

La seconda mossa è quella di soffocare sul nascere la “tentazione meloniana” di dare un “aiutino” alle liste minori del centro (il Centro di Matteo Renzi, Azione di Carlo Calenda) e del centrosinistra (Alleanza Verdi e Sinistra), in funzione anti-Pd, abbassando al 3% la soglia di sbarramento per le elezioni europee. Chi ne pagherebbe il prezzo, infatti, sarebbe Forza Italia. E allora, no.

 


FACCIA A FACCIA - Intanto, si parte da Gaeta, dove sfileranno dirigenti, ministri e amministratori del movimento azzurro. Si comincia con un incontro sui valori di Forza Italia, nel quale interverrà la ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati, per proseguire, il giorno dopo, con un incontro sulla rivoluzione green, durante il quale si confronteranno tra gli altri il ministro Gilberto Pichetto Fratin e Chicco Testa di Assoambiente.

Quindi un faccia a faccia tra il ministro Anna Maria Bernini e Paolo Zangrillo. E un incontro sulla mafia che vedrà tra i relatori Francesco Paolo Sisto, Rita Dalla Chiesa e Caterina Chinnici. Si chiude domenica con Antonio Tajani che farà il punto sulla collocazione garantista, liberale, europeista e atlantista di Fi, disegnandone il ruolo di garante.

Sono attesi almeno mille giovani. «Ho proposto Gaeta perché è un posto bellissimo e perché Forza Italia, qui, ha un'ottima tradizione, raggiunge quasi al 30%», ha spiegato Maurizio Gasparri, che ha seguito l’organizzazione della tre giorni. «Il berlusconismo come visione della società è una realtà. Come lo è stato il gaullismo, che è divenuto una componente stabile del panorama francese, così il berlusconismo lo sarà in Italia».

 

 

Altro che lasciarsi annettere a destra o al centro. «Berlusconi è una personalità irripetibile ma sarebbe un tradimento se non ci impegnassimo per il futuro. I giovani a Gaeta lo dimostreranno. Partiamo da qui per dimostrare a tutti gli osservatori anche i più scettici che Forza Italia c'è». Anche perché l’annata che aspetta i partiti, come ha ricordato Gasparri, sarà “micidiale”. Il 23 ottobre si vota in Trentino e in Alto Adige, a Foggia e a Monza per le suppletive. A marzo per le elezioni regionali in Abruzzo e Basilicata, a febbraio in Sardegna. E in primavera ci saranno elezioni amministrative in 27 capoluoghi e numerosi comuni. Infine, il 9 giugno, le elezioni europee, il grande appuntamento a cui tutti guardano.

MESI DECISIVI - «Saranno otto, nove mesi decisivi», ha ammesso Gaspari, che poi ha attaccato Renzi: «Qualcuno pietisce la riduzione della soglia per le Europee... sì, quello che aveva il 40%. Io ho ribattezzato il suo movimento “Italia Viveva”, perché Italia Viva mi sembra esagerazione». Forza Italia, però, non ci sta. «Noi puntiamo a superare qualsiasi sbarramento non abbiamo bisogno di soglie. Siamo qui per restare». E così anche la Lega. «La modifica della legge elettorale», ha scritto in una nota il partito di Matteo Salvini, «non è una priorità, ma soprattutto è giusto che gli italiani scelgano i propri rappresentanti senza che ci siano aiutini. Chi ha i voti, ottiene il seggio. Peraltro, in teoria sarebbe più ragionevole alzare la soglia: consentirebbe di limitare la frammentazione politica che rende il Paese più debole». L'ipotesi di ridurre la soglia di sbarramento per le Europee era stata valutata da Fratelli d’Italia con l’obiettivo di creare un doppio problema al Pd, sia a sinistra, sia al centro. L’effetto collaterale, però, sarebbe di danneggiare Forza Italia (che vedrebbe rafforzata la concorrenza con il centro) e della Lega (che pagherebbe la crescita di FdI). Per questo, ieri, sia la Lega che Fi hanno detto di no. 

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