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Giorgia Meloni, la promessa-Covid: mai più lockdown

Corrado Ocone
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Statene sicuri: insieme alle notizie sugli aumenti dei casi e di alcune nuove varianti del Covid, presto cominceranno a farsi sentire anche le voci dei “nostalgici” delle misure draconiane di contenimento del virus che abbiamo sopportato per quasi un biennio sulle nostre spalle. Forse si tornerà addirittura a parlare, con termini che stonano in una democrazia, di “distanziamento sociale”, “confinamento”, “coprifuoco”, “assembramenti”. Ovviamente il tutto solo ed esclusivamente sarà giustificato in nome del “nostro bene”, cioè per garantire in maniera preventiva quella sicurezza che all’essere umano mortale non è garantibile mai, per principio. 

E statene sempre sicuri: a nulla varrà far presente, con il nostro buon senso, che, a conti fatti, lo scambio fra sicurezza e libertà non è stato, né poteva essere, a somma zero; che certe analisi “scientifiche” tanto scientifiche non erano; che i “danni collaterali”, soprattutto quelli psicologici sulle giovani generazioni, sono stati troppo forti per essere di nuovo sopportabili. E a nulla servirà portare all’attenzione i dati veri e più banali dell’epidemia vissuta, quelli che ci dicono che il nostro è stato, in Occidente, il Paese con il maggior numero dei morti a fronte delle più rigide e prolungate nel tempo misure di limitazione, spesso senza senso, delle libertà fondamentali. A nulla servirà perché quelle libertà alle culture politiche dominanti da sempre in Italia, quasi tutte di sinistra, non sono mai state a cuore; perché in tanti alberga ancora oggi l’idea inconscia (ma ingenuamente messa nero su bianco da Roberto Speranza nel suo libro “fantasma”) di servirsi di ogni occasione, anche del virus, per resettare il nostro mondo “imperfetto” e crearne uno ex novo armonico e funzionale.

 

In quest’ordine di idee, è evidente che disciplinare e controllare i comportamenti individuali, suppergiù come avviene in Cina, non genera problemi ed è anzi auspicabile. È questa, nulla più e nulla meno, che la vecchia mentalità del comunista, opportunamente aggiornata ai nostri tempi pandemici.

A tutti i nostalgici diciamo però forte: “non provateci nemmeno!”, ormai siamo “vaccinati” anche contro i vostri sofismi. E anche rassicurati dal fatto che oggi al governo ci sono forze politiche che sulla passata gestione della pandemia sono state molto critiche. Ovviamente, qui non si dice di non essere vigili e attenti, di non mettere persino in programma misure di “sanità pubblica” se necessario. Il tutto però va fatto in maniera onesta e condivisa, non dirigistica, e soprattutto tracciando una sorta di “linea rossa” da non valicare mai. La rotta, d’altronde, la tracciò la stessa Giorgia Meloni nel dicembre scorso, quando disse che in futuro «seguiremo le indicazioni che ci darà la scienza e prenderemo provvedimenti adeguati all’evoluzione del quadro, ma ci sono due punti ai quali non torneremo mai. E sono il Green pass e il lockdown. Non ci saranno più, né l’uno né l’altro.

 

 Quella storia è finita». Non si tratta qindi di negare l’esistenza del Covid, né di rinunciare a combatterlo. Si tratta piuttosto di affermare i valori della democrazia. Nella consapevolezza che una vita senza libertà, puramente biologica, non è vita. Almeno, non quella umana.

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