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Giorgio Napolitano, dai tank di Budapest agli Usa: la parabola del comunista

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Giorgio Napolitano, il primo presidente della Repubblica che ha giurato per due volte, inutile girarci intorno, era un comunista. Un comunista vero, uno di quelli che ha lavorato a stretto contatto con Palmiro Togliatti destreggiandosi poi con abilità nelle varie correnti del partito diventando interprete perfetto dell'apparato. Era ritenuto "elegante" per la conoscenza dell'inglese e dunque per lui le porte per la scalata al partito nei ruoli chiave si sono aperte subito. Il suo rapporto con Togliatti gli permise poi, dopo la morte del "Migliore" di dare vita a una corrente a lui dedicata, quella dei "Miglioristi". Sotto di lui ha radunato tutti gli allievi del capo. Ma nella sua lunga carriera all'interno del "Partito" ha dovuto anche fare i conti con la repressione sovietica di Budapest e Napolitano stesso è stato tra coloro che chiesero l'intervento dei carri armati. Il 1956 è forse l'anno più buio per il comunismo: la ferocia trova posto anche dopo la guerra con i tank sovietici.

E Napolitano disse anche, come ha ricordato il Corriere, che l'intervento "sovietico ha non solo contribuito a impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo". Poi, dopo aver indossato gli abiti eleganti di ministro degli Esteri del partito comunista si è destreggiato nei continui cambiamenti del Pci diventato Pds prima, Ds dopo e Pd adesso.

Poi arriva la grande occasione per il Colle: mai un comunista aveva messo piede al Quirinale accomodandosi sulla poltrona del potere. Ma con la caduta del muro di Berlino in Italia le cose in Italia sono cambiate e così anche un comunista ha potuto varcare il portone del Palazzo sul Colle. Come Henry Kissinger ha affermato, Giorgio Napolitano sarebbe sempre stato “il suo comunista preferito”.

Una frase che la dice lunga sull'abilità nel guardare a Est e a Ovest assicurando anche a Washington la stabilità politica che un alleato come l'Italia deve avere. Ecco perché anche un repubblicano come George W. Bush salutò con entusiasmo l'elezione di Re Giorgio nel 2006. E la stessa cosa fece Barack Obama nei suoi anni alla Casa Bianca. Insomma, Napolitano è stato un comunista a stelle e strisce. Anche in questo caso ha mostrato tutta la maestria del politico di lungo corso. L'ultimo capolavoro di Re Giorgio, comunista convinto. 

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