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Compagni nostalgici, ora la sinistra si aggrappa ai suoi nonni

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Alberto Busacca
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Ma quale Elly Schlein. Ma quale ricambio generazionale e rinnovamento del partito. Ma quale apertura ai movimenti. Quando bisogna andare contro il centrodestra e il governo Meloni, la sinistra preferisce buttarsi sull’usato sicuro, richiamando in servizio degli ex mostri sacri che oggi, però, sembrano più adatti al ruolo di “nonni nobili”. Così ecco che Repubblica, la Stampa e In altre parole, il programma di Gramellini in onda su La7, rispolverano nell’ordine Giuliano Amato (ex premier, 85 anni), Lamberto Dini (ex premier pure lui, 92 anni) e Achille Occhetto (mancato premier nel 1994 per colpa di Berlusconi, 87 anni). La colpa non è loro, sia chiaro, e tutti speriamo di arrivare a quell’età nella stessa forma, ma il fatto che i progressisti siano costretti a inseguire le solite vecchie glorie (a questi tre di solito si aggiungono Prodi e Bersani), dimostra che da quelle parti hanno qualche problema. Se da un lato si riempiono la bocca con i giovani, le donne e la “destra retrograda e nostalgica”, dall’altro sono loro che non riescono a staccarsi da un passato non più recente in cui la sinistra era, nonostante tutto, più in forma di oggi. Segno evidente che le nuove leve (la Schlein, certo, ma anche il suo gruppo dirigente) non sono considerate poi così autorevoli e così credibili.

 

 

E allora ascoltiamoli, questi tre sermoni. Amato, parlando di immigrazione in un’intervista a Repubblica, ha proposto di riconoscere lo status di “rifugiato per fame”.

«L’Europa», ha spiegato, «deve uscire dall’equivoco in cui ha finito per cacciarsi negli anni della grande crisi economica, quando fu lasciata aperta solo la strada per i rifugiati politici. Quale fu la conseguenza? Chiunque volesse arrivare dichiarava di essere un perseguitato politico, mentre moltissimi erano perseguitati dalla fame». «Non è ammissibile sul piano dei diritti umani», ha aggiunto Amato, «che si accolgano i perseguitati dei regimi e si respinga chi scappa da carestia e fame. Che cosa tornano a fare in quei Paesi se non c’è niente da mangiare?». Insomma, addio espulsioni...

Lamberto Dini, sentito dalla Stampa, ha dato invece un giudizio generale sul governo Meloni. L’esecutivo, secondo l’ex premier, «tiene una linea di ferma coerenza in politica estera con l’appoggio all’Europa, agli Stati Uniti e alla Nato». Non offre però «un sostegno altrettanto solido alle regole della finanza pubblica della Commissione Ue e alla politica monetaria europea. Giudicano negativamente il Mes, il patto di Stabilità, il rialzo dei tassi della Bce: sono critiche sbagliate che minano la credibilità del Paese e influenzano i mercati, lo spread e il costo del debito». Insomma, dovremmo esultare per il rialzo dei tassi?

 

 

La Nadef, ha continuato, «prevede un ulteriore aumento del debito pubblico, invece di indicare almeno una lieve diminuzione: questo è il problema. Peserà sull’atteggiamento degli investitori, compromettendo l’affidabilità italiana di fronte ai mercati. Mi sembra che l’esecutivo non sia perfettamente cosciente di questi pericoli, credo per mancanza di esperienza in materia». Eccola qui, un’altra frecciata... E infine, nel salotto esclusivo di Gramellini, si è accomodato Achille Occhetto. Che ha difeso la Schlein e le ha consigliato: «Per le prossime elezioni noi dobbiamo creare il campo più largo possibile per sconfiggere questa destra». E poi: «C’è un’Italia che vuole un’altra Italia rispetto a quella che vuole la destra. E ci dovrebbe essere l’alleanza di questa Italia diversa, per cambiare il registro politico negativo e pericoloso che sta di fronte a noi, indipendentemente dalle diverse posizioni dei partiti. Come avvenuto nel Cln...». Insomma, sempre a guardare ai bei tempi andati. La solita sinistra con un grande avvenire dietro le spalle...

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