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Hamas, Laura Boldrini costretta a difendersi: cortocircuito a sinistra

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Il cortocircuito della sinistra italiana su Israele e Hamas? Tutto in un tweet di Laura Boldrini, datato 7 ottobre: il Mondo guarda con orrore ai raid dei terroristi israeliani oltre la Striscia di Gaza, con centinaia di vittime civili israeliane (e non solo) uccise, ferite o rapite. A sinistra come a destra quasi tutti condannano l'efferatezza di questo "salto di qualità" dei jihadisti che in nome della guerra agli ebrei sembrano quasi dimenticare la "causa palestinese". 

L'ex presidente della Camera, eletta nel 2013 con Sel e oggi membro del Pd, scrive poche, condivisibili e quasi banali righe: "L'azione terroristica di Hamas in territorio israeliano è un atto gravissimo da condannare con forza. Si tratta di un'iniziativa indiscriminata che fa vittime civili e che scatenerà una spirale di ulteriore violenza allontanando ancora di più la prospettiva di una pace stabile e della convivenza tra due popoli e due Stati. Tutta la comunità internazionale deve mettere in campo ogni sforzo diplomatico e politico per impedire che si arrivi a conseguenze irreparabili".

 

 

 

Dopo qualche ora, è però costretta a modificare il post con una auto-difesa che suona quasi surreale, considerato il suo passato e il suo presente, ben noti, da strenua "partigiana" della lotta palestinese contro Israele. "Aggiornamento: Ricordo a chi commenta accusandomi di dimenticare il popolo palestinese che io ho sempre pubblicamente condannato le violenze che subisce e l'occupazione illegale del suo territorio da parte di Israele. Basta scorrere i miei profili social per verificarlo. Ma non si può che esprimere condanna per l'attacco di Hamas che colpisce civili - sottolinea -. Non è aprendo un fronte di guerra che il popolo palestinese potrà avere giustizia. Questo produrrà solo morti e ulteriori violenze. La via da seguire per arrivare a una soluzione è e rimane quella diplomatica. E aggiungo anche, per chi fa riferimenti all'Ucraina, che io non ho votato a favore dell'invio di armi".

Un buon senso spesso dimenticato in precedenza in altre situazioni, indizio del fatto che sabato Hamas ha varcato un punto di non ritorno, proprio come gli sgozzamenti di Al Qaeda in Iraq o gli attentati dell'Isis in Europa, nel biennio nero 2015-16. 

 

 

 

La Boldrini rappresenta in pieno l'agitazione del mondo progressista. Se l'ex presidente della Camera è riuscita ad assumere un atteggiamento di condanna netta, senza se e senza ma per la strategia criminale di Hamas, non altrettanto si può dire per altri esponenti del "pensiero di sinistra". Roberto Saviano, sui social, tace. Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, si dedica su X alla iniziativa "La Via maestra" e al corteo della Cgil in difesa della Costituzione, alla puntata di Report contro Ignazio La Russa, twitta ripetutamente in difesa della giudice Iolanda Apostolico e sul caso Israele si affida alle parole di Luca Telese, secondo il quale "Il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività di Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una sola persona: Benjamin Netanyahu. Il primo ministro, che si è vantato della sua vasta esperienza politica e della sua insostituibile saggezza in materia di sicurezza, ha completamente omesso di identificare i pericoli a cui stava consapevolmente conducendo Israele quando ha istituito un governo di annessione ed espropriazione, quando ha nominato Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir a posizioni chiave, mentre ha abbracciato una politica estera che ignorava apertamente l'esistenza e i diritti dei palestinesi". 

 

 

 

Altrettanto "trasparente" il suo sodale Angelo Bonelli, leader verde e co-frontman di AVS: "Le azioni terroristiche di Hamas sono un crimine contro l'umanità che vanno condannate senza se e senza ma". Il "ma", però, c'è eccome: "Hamas è il vero nemico della Palestina, allontana volutamente le ragioni della pace e non aiuta la causa e il popolo palestinese", tuttavia, sottolinea Bonelli ad Agorà, su Rai 3, "il governo di Netanyahu, composto anche da estremisti religiosi, ha consentito la sistematica e illegittima occupazione di terre da parte dei coloni, legittimando così una politica di annessione di terre palestinesi". "Quando si demoliscono - spiega Bonellil - scuole palestinesi, a Gaza, tra i giovani, l'odio aumenta. Migliaia di giovani palestinesi sono cresciuti in un odio alimentato da anni di segregazione e abbandono e dalla mancanza di attenzione internazionale sulla causa e le ragioni del popolo palestinese. In questo contesto, Hamas è diventata un'organizzazione egemone sconfiggendo e marginalizzando l'Autorità nazionale palestinese. Le condizioni di vita a Gaza sono drammatiche, con un livello di povertà sociale altissimo. Non possiamo ignorare questo contesto quando parliamo di Hamas e della sua crescente influenza, alimentata anche dai gravissimi errori di una comunità internazionale che ha lasciato il popolo palestinese a vivere in una situazione insostenibile".

 

 

 

"Parlare di politica internazionale oggi - ha proseguito - significa anche affrontare un mondo sempre più polarizzato, non tanto su base ideologica ma su quella delle alleanze armate. L'Iran si avvicina alla Russia, mentre in Africa assistiamo a dinamiche altrettanto complesse. In questo contesto, la diplomazia e la costruzione di percorsi di pace diventano sempre più urgenti. Le ragioni del popolo palestinese non sono coincidenti con Hamas. La soluzione a lungo termine deve necessariamente passare attraverso la creazione di due Stati e due popoli: Israele e Palestina. Ma per arrivarci, è fondamentale che la comunità internazionale torni a occuparsi attivamente della questione palestinese, senza lasciare spazio all'odio e alla polarizzazione armata che stiamo vedendo crescere in varie parti del mondo". Netanyahu, in altre parole, "è parte del problema": cinquanta e cinquanta?


 

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