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Greta Thunberg, la balla che imbarazza i giornaloni

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Carlo De Benedetti

Leporello
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Greta Thunberg non è più cool. Spauriti dalla guerra, tempo per le frottole non ce n’è, il “climate change” non fa più notizia e precipita dall’altare alla polvere il simbolo di una delle più grandi patacche del secolo.

La beniamina della “rivoluzione green”, dei salotti e della gente che piace, omaggiata quasi ovunque (“compratele un gelato!” la liquidò Donald Trump) Jorge Bergoglio compreso, viene ora bacchettata persino dalle inclusive ed eco compatibili fattucchiere, i giornali di John Elkann, Carlo De Benedetti e la tivù di Urbano Cairo che, dopo averci sbomballato gli zebedei, non la trovano più “super partes”.

 



Il fatto è che, con fiumi di idrocarburi ed energia nucleare in viaggio tra terra, cielo e mare verso Ucraina, Medio Oriente e Mar cinese, le balle sull’eccesso di Co2 e sul buco dell’ozono non reggono, anche perché sai le risate a far muovere tutto l’ambaradan militare con l’elettrico! Perciò ecco che la furbissima Greta, dismessi gli abiti catastrofisti, si è riciclata paladina di un pacifismo ancor più peloso del suo ecologismo d’accatto. Mal gliene incolse! Perché si ritrovò subitissimamente inchiavardata dalla parte del torto proprio da chi le aveva sempre dato ragione. 

 

 

 

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