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Cgil, soldi ai contestatori: quasi 600mila euro in 4 anni

Fausto Carioti
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Erano in piazza anche ieri. Gli studenti dell’Udu, l’Unione degli universitari, si sono mobilitati in quaranta città, in coincidenza con la manifestazione della Cgil, e hanno aderito allo sciopero proclamato dalla confederazione di Maurizio Landini assieme alla Uil. La loro coordinatrice nazionale ha ribadito che «nulla può giustificare le bombe e la violenza dell’esercito israeliano» e assieme al loro fratello più piccolo, la Rete degli Studenti medi, hanno imbrattato di vernice rossa le immagini di Giorgia Meloni e di Bibi Netanyahu, perché «il governo ha le mani sporche di sangue per quello che accade a Gaza». Hamas ringrazia. «Non è che l’inizio», promettono, ce n’est qu’un début: l’eterno sogno di scimmiottare il Sessantotto francese. Una normale giornata di protesta, insomma. Che, come in ogni manifestazione che la Cgil manda in terra, ha visto l’Udu e la Rete degli studenti medi impegnate a portare braccia giovani al mulino di Landini, nel quale i pensionati rappresentano ormai il 49% degli iscritti e una quota molto più alta di coloro che scendono in piazza.

 

 

UN’ANTICA TRADIZIONE Funziona così da anni. Che vada in piazza San Giovanni contro il governo Monti, manifesti contro il Jobs Act di Renzi, protesti a Reggio Calabria contro il primo governo Conte e l’autonomia differenziata, chieda pensioni più alte al governo Gentiloni o attacchi la finanziaria di Meloni e Giorgetti, la Cgil sa che avrà l’Udu e la Rete degli studenti medi al proprio fianco, con le loro assemblee, gli striscioni, i social network e le interviste ai giornali e alle televisioni adoranti. Ed è una certezza assoluta, perché per avere questo rapporto speciale la Cgil paga, e tanto: 582mila euro solo negli anni dal 2019 al 2022. Somme che appaiono nelle pieghe dei bilanci annuali della confederazione rossa, a partire da quello del 2020, alla voce «Contributi a organismi»: il che non vuol dire che prima di allora quei finanziamenti non ci fossero, ma semplicemente che i bilanci non davano dettagli su quali fossero i singoli organismi beneficiati. Dai volumi degli ultimi anni si apprende così che nel 2019, anno primo dell’era Landini, il sindacato ha fatto bonifici per 79.000 euro alla Rete degli studenti medi, identificata con la sigla Reds, e per 88.085 euro all’Unione degli universitari. Nel 2020 il contributo si riduce: 60.000 euro a Reds e 80.000 all’Udu. L’anno successivo scende a 50.000 euro per gli studenti medi e resta invariato per gli universitari. Ma nel 2022 la somma sale a 145.000 euro: 130.000 da spartirsi tra Reds e Udu, ai quali si aggiungono 15.000 euro di «contributo straordinario» per la sola Unione degli universitari. Tirando le somme si arriva, appunto, a poco meno di 600mila euro nel quadriennio.

 

Da un punto di vista formale, i trasferimenti dalla Cgil a Rete degli studenti e Udu si giustificano con patti di collaborazione che la confederazione e i suoi sindacati hanno sottoscritto assieme alle due organizzazioni studentesche. Ad esempio per dare vita insieme ai «momenti d’incontro intergenerazionale», manco a dirlo all’insegna dell’antifascismo, organizzati con lo Spi, la sigla dei pensionati della Cgil. Il sostegno equo e solidale non finisce qui. La Rete degli studenti medi e l’Udu hanno la sede nazionale nello stesso indirizzo romano, in via Morgagni 27. Che è la sede storica della Fillea e della Filt, le sigle cigielline dei lavoratori delle costruzioni e dei trasporti, le quali sono anche proprietarie di quelle mura, tramite la società “Immobiliare G. B. Morgagni”.

 

PRESENTAZIONI RETICENTI Un rapporto che più stretto non potrebbe essere, insomma. E tanti soldi. In cambio dei quali le due organizzazioni studentesche accorrono al fianco di Landini ogni volta che a lui serve, e che consentono alla Cgil di fare proselitismo nelle fasce d’età in cui è più debole e di allargare un pochino la platea dei tesserati. Accanto al numero degli iscritti ufficiali, la confederazione pubblica infatti quelli delle entità «affiliate», tra le quali dal 2020 figura anche l’Udu: 10.547 tessere nel 2022. Però niente di questo appare nelle presentazioni ufficiali delle due organizzazioni studentesche. Nella pagina web «Chi siamo», la Rete degli studenti medi si dichiara «indipendente dai partiti», «un sindacato studentesco». L’Udu si propone come «una confederazione di associazioni studentesche presenti nei più importanti atenei italiani», il cui modello è «il sindacalismo studentesco». Tante notizie sulla loro storia, tanto linguaggio politicamente correttissimo e abbondante uso di “schwa”, nulla sui cospicui finanziamenti e sul rapporto simbiotico che le legano alla confederazione di Corso Italia. Eppure essere le braccia studentesche della Cgil, pagate per questo, non è un aspetto secondario delle due organizzazioni, ma ciò che le definisce meglio di ogni altra cosa. E chi va con loro, magari, avrebbe interesse a sapere che sta entrando in casa di Landini.

 

 

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