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Elly Schlein? Clamoroso: ha disertato il voto in aula sui femminicidi

Tommaso Montesano
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«La Camera approva all’unanimità». Meno Elly Schlein. Ebbene sì: la segretaria del Pd, colei che dice di aspettare Giorgia Meloni «in Parlamento», perché è in Aula che ci si confronta, non nelle feste di partito (ogni riferimento al gran rifiuto di partecipare ad Atreju, kermesse di Fratelli d’Italia, è voluto), lo scorso 26 ottobre, quando a Montecitorio era in programma l’esame e il voto della proposta di legge numero 1294-A, contenente le «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica», non c’era. Quel giorno, come emerge dalle pagine social della stessa Schlein e dalle dichiarazioni rese alle agenzie di stampa, la segretaria dem era a Bruxelles per partecipare al pre vertice del partito socialista europeo. «Al centro della discussione», scrisse Schlein su Instagram, «la drammatica situazione in Medio Oriente e le battaglie comuni che portiamo avanti in tutta Europa: per un lavoro più dignitoso, per la giustizia sociale, per affrontare l’emergenza climatica, per la solidarietà europea sull’accoglienza».

 


In quelle stesse ore, però, alla Camera andava in scena l’esame, e il voto finale, del testo che rafforza le misure (di prevenzione e repressione) contro i femminicidi (oggi è in programma il via libera definitivo del Senato). Un articolato, ha ricordato anche ieri il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, che «punta sulla prevenzione, per interrompere il ciclo della violenza prima dell’irreparabile». E che contiene il rafforzamento «delle misure cautelari, dall’ammonimento al braccialetto elettronico, fino alla distanza minima di avvicinamento». Una proposta, poi, che fissa «tempi rapidi per la valutazione del rischio e la loro applicazione da parte della magistratura». 

 

Ma Elly non c’era, come emerge dall’allegato al resoconto stenografico della seduta. La segretaria dem non è presente neanche nell’elenco dei deputati in missione. E in tutte le votazioni risulta assente. Accanto al suo cognome non compare né la “f” (favorevole); né la “c” (contraria); né la “m” (missione); né la “a” (astenuta). Schlein non c’era proprio. Impegnata com’era, a margine della riunione dei progressisti europei, ad attaccare Israele: «Non è possibile vedere colpiti obiettivi come scuole, ospedali, chiese. Bisogna che ci siano delle safe zone e che ci sia una vera sicurezza per tutti i civili». Eppure in questi giorni del «confronto in Parlamento» Elly ha fatto il suo cavallo di battaglia. Non solo quando ha declinato l’invito a recarsi alla festa di Fratelli d’Italia - «è il momento di ridare centralità al Parlamento»- ma anche per criticare il governo nel merito delle misure, visto che due giorni fa a proposito del provvedimento dell’esecutivo ha detto: «Quella legge non prevede la prevenzione, che passa per la formazione e l’educazione nelle scuole». Quale migliore occasione per spiegarlo pubblicamente in Aula? Ma quel giorno Schlein era altrove. 

 

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