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Pecoraro Scanio, "non lo escludiamo": con chi si può candidare

Salvatore Dama
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Hanno fiutato l’odore di matita copiativa nell’aria. Ed eccoli qui: pensionati, trombati, riservisti, reduci, wannabe, umanità che non riesce a disintossicarsi dalla politica. Questo è un catalogo minimo. Alessandro Di Battista di fatto non se n’è mai andato. È passato dal Parlamento ai salotti televisivi, dove fa l’opinionista. E, nelle ultime settimane, ha trovato nuovo mordente come ultrà antisionista. Ma non c’è solo questo. E’ chiaro che Dibba vorrebbe tornare a fare politica attiva nelle assemblee elettive. S’era tenuto da parte un secondo mandato nei Cinquestelle, aspettando che la stella di Luigi Di Maio si spegnesse. È successo. Ma non aveva calcolato l’ascesa di Giuseppe Conte. Che ha asfaltato le sue velleità di leadership. E ora?

L’EX GRILLINO
L’ex grillino ha un’associazione culturale. Si chiama “Schierarsi”. Ma per il momento non si schiera. “Ho una vita di alta qualità”, ha spiegato l’altro giorno a Napoli, “non vado a bussare ai partiti”. Però, senza un aiutino, non gli resta che organizzare convegni. Ecco Alfonso Pecoraro Scanio. Da quando è uscito dal Parlamento ha fatto il docente universitario e il consulente. Sostiene i grillini e, tutto sommato, se gli proponessero una candidatura alle Europee, perché no? “Non si può escludere mai nulla”. Anche se, confessa, preferirebbe fare il ministro: “Dell’Innovazione”. Quando vincerà la sinistra. Se vincerà. Il passato che non passa è anche nella parabola di Nichi Vendola. Che prepara la sua nuova carriera politica: eletto presidente della Sinistra Italiana. L’ex governatore della Puglia ritorna “attivo”, ma non per un posto a Strasburgo. Ha ancora un processo in corso per l’ex Ilva. E vuole aspettare di uscirne pulito. Ma l’ufo della prossima campagna elettorale è “Indipendenza”, che vede uniti Gianni Alemanno e Marco Rizzo. Post-missini e comunisti (non pentiti) insieme. Una famiglia queer, praticamente. E non sono soli. Con l’ex sindaco di Roma ci sono i finiani Fabio Granata e Marcello Taglialatela, l’ex Casa Pound Simone Di Stefano e Massimo Arlechino, che fu l’ideatore del simbolo di An. Con Rizzo c’è Francesco Toscano di “Democrazia sovrana e popolare”. Ad arricchire ulteriormente il gruppo (ce n’era bisogno?) un ex leghista (Vito Comencini) e un sudista, il sindaco di Taormina Cateno De Luca. Praticamente coprono tutto l’arco politico e tutta la penisola.

 

 

Non resta che tirare la rete e pescare voti. Se qualcuno ci casca. C’è caos al centro. E non è una novità. Però il tema è serio, quando c’è abbondanza di partiti e penuria di voti. Al momento l’unico che ha qualche speranza di superare la soglia di sbarramento del 4 per cento è Carlo Calenda. Allora, forte (?) di questa rendita, potrebbe lanciare una sorta di federazione e caricarsi un tot di richiedenti asilo partitico. Alcuni si sono già proposti. Giuseppe Fioroni, uscito dal Pd, sta lavorando insieme a Lucio D’Ubaldo (altro profugo dem) a una cosa post Dc. C’è pure il nome, si chiama “Tempi Nuovi”. Mancano solo i candidati e i voti. Fioroni aveva avviato un discorso con Letizia Moratti, ma poi lei se n’è tornata in Forza Italia.Ora c’è l’ipotesi di una confluenza in Azione, magari in un cantiere più grande. Sempre di centro. Aperto a tutti, ha spiegato Carlo Calenda, ma non a Renzi. E figurati.

 

 

E IN SICILIA...
L’escluso però non se ne sta con le mani in mano. Anzi, lavora a un progetto uguale e contrario e ha già raccolto l’adesione di Clemente Mastella. Non basta. Perché “Italia” è “Viva” ma asfittica. Nei sondaggi è piantata al 3,1 e servono altri portatori sani di preferenze per scavallare la soglia. In Sicilia si sta muovendo Totò Cuffaro. Vorrebbe accordarsi con Forza Italia, ma ci sono delle resistenze interne. Finirà altrove? Certo, i suoi voti fanno gola a tanti, ma resta una presenza scomoda. Anche Udc e Noi Moderati vorrebbero fare un patto con gli azzurri (che i sondaggi danno in salita al 7,5), ma Fi non vuole cambiare il simbolo. I radar, infine, da alcune settimane segnalano la presenza incombente di Mimmo Scilipoti in zona Montecitorio. E no, non è un avatar. 

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