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Maurizio Landini meglio di Schlein: il sondaggio Emg tra gli elettori di sinistra

Sandro Iacometti
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Prendiamo per buoni, ed è un atto di grande generosità, viste le numerose smentite che regolarmente piovono, i numeri snocciolati dai sindacati, secondo cui lo sciopero nel Mezzogiorno di ieri avrebbe totalizzato in media il 70% delle adesioni. Facciamo pure finta che che in piazza, come dicono Cgil e Uil, siano scese diverse decine di migliaia di persone. Ma davvero Maurizio Landini pensa che basti questo per sostenere che la maggioranza degli italiani è al suo fianco contro il governo, come va blaterando da settimane? Per carità, nessuno nega che il sindacalista abbia un seguito. 

Ma per ora è tra gli sconfitti (politicamente parlando) che la sua luce brilla. Stando ad un sondaggio condotto dalla Emg di Fabrizio Masia, infatti, il fascino dell’ex capo della Fiom starebbe spopolando tra gli elettori di M5S e Pd, dove Landini risulta addirittura più amato degli attuali leader (il 32% delle preferenze contro il 30 di Conte e il 20 di Schlein). Bella forza, direte voi.

Ma è proprio su questi numeri, e su quelli che sicuramente anche altri istituti gli avranno confezionato, che il segretario della Cgil sta giocando la sua partita. Nel centrosinistra, secondo Masia, uno su due lo vorrebbe con lo scettro in mano. E la battaglia tutta politica che Landini, provando a trascinarsi dietro il sempre più perplesso Bombardieri (ieri mandato in “esilio” al corteo secondario di Bari), sta conducendo da mesi è la dimostrazione che l’ipotesi non è così peregrina come il segretario, ovviamente, vuole farci credere.

La domanda ormai gliela fanno tutti. E lui ieri ha provato a sgombrare il campo dal chiacchiericcio. «Dicono che il sindacato vuole fare politica, che io e Bombardieri ci vogliamo candidare. Io sinceramente mi sono rotto le scatole. C'è una campagna aperta sui giornali e in tv, addirittura fanno dibattiti su questo, ma sono dibattiti sul nulla», ha detto ieri durante il comizio a Napoli.

 

I COCCI DELLA SINISTRA
Dichiarazioni dove c’è anche un pezzo di verità. Un pensierino sull’eventualità di scendere in campo per raccogliere i cocci del centrosinistra Landini lo sta facendo eccome. Ma il sindacalista si guarderà bene dal gettarsi ora nella mischia di uno schieramento politico che tra pochi mesi rischia di beccare altre sonore sberle alle europee. Il cammino sarà lungo. Come ha detto ieri, «queste piazze vogliono cambiamento: oggi non finisce la nostra mobilitazione. Sarà una battaglia lunga, dura, ma con questa partecipazione la vinceremo». E nel frattempo c’è anche un’altra posta in palio, che è la leadership nel suo mondo, un rafforzamento dell’egemonia sua e della Cgil sul terreno sindacale. Di qui la durezza con cui spesso si rivolge alle sigle autonome, che se davvero fossero così insignificanti come sostiene non meriterebbero tanta acredine.

L’altro fronte su cui Landini muove le sue carte è quello Confindustriale. In primavera si dovrà scegliere il nuovo presidente e lui in qualche modo vuole essere al tavolo. Sarà un caso, ma nella maratona barricadera che il leader della Cgil porta avanti da settimane, gli imprenditori e gli industriali sono scomparsi dall’orizzonte Persino Stellantis, un paradosso per lui che guidava i metalmeccanici, non sembra più essere un problema da quando i giornali degli Agnelli-Elkann lo intervistano a giorni alterni e lo sostengono nella sua battaglia. Difficile prevedere quali saranno le prossime mosse. Ma il sentiero su cui si è incamminato Landini sembra portare proprio nella direzione che lui continua a negare. Resta solo da capire quanto sia lungo.

 

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