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Atreju, clamoroso: Elly Schlein c'è! Eccola: lo sfottò di FdI

Antonio Rapisarda
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La prima sorpresa di Atreju 2023 è l’arrivo di Elly Schlein. Portata letteralmente di peso, sotto forma di cartonato, dai giovani di FdI fra gli stand del “villaggio” natalizio che accoglie simpatizzanti e curiosi ai piedi di Castel Sant’Angelo. «È un modo per ironizzare», spiegano rispondendo con la proverbiale goliardia al gran rifiuto della leader del Pd. Edizione di Natale ma anche identitaria questa Atreju che giunge al termine del primo, storico, anno di Giorgia Meloni premier: da una parte i totem con i riferimenti ideali della destra – da Norma Cossetto a Gabriele D’Annunzio – dall’altra la toponomastica con i viali ribattezzati con altrettanti numi tutelari come Prezzolini e Guareschi. Al centro, poi, la piazza «dell’orgoglio italiano» – il cui “ritorno” dà il titolo alla manifestazione – con i pannelli che ripercorrono le missioni internazionali della premier.

Tutto come da tradizione, insomma, eccetto per l’assenza dei principali sfidanti. Segno dei tempi? No. Per Giovanbattista Fazzolari, braccio destro di Giorgia Meloni, il «no» di Elly Schlein all’invito ad Atreju «è segno di grande debolezza», ha spiegato a La Voce del Patriota. «È l’immagine più nitida di ciò che è diventata la sinistra che non si confronta più ma trae la sua legittimazione solo nel demonizzare la destra». Sul punto è intervenuta anche la star dell’apertura: Arianna Meloni. Presa d’assalto dai cronisti, la sorella della premier ha un’idea chiara, intanto, dell’importanza di questa edizione: «Questo è un nuovo punto di partenza per riuscire a fare veramente quello per il quale siamo entrati, tanti anni fa, a fare politica». Sull’assenza di Schlein ha scelto la critica indiretta: «Secondo me le conveniva venire» ha spiegato sottolineando che il problema non avrebbe potuto essere di certo il “clima” di Atreju «perché siamo sempre stati molto rispettosi di tutti». A chi le ha chiesto, poi, un commento sulla vicenda della fermata “Ciampino” del Frecciarossa richiesta dal marito Francesco Lollobrigida, non ha battuto ciglio: «Sono stata orgogliosa di lui, ha trovato una soluzione» per arrivare a Caivano, dove «è andato a lavorare». Nessuna tirata d’orecchie. «Proprio no. In questo caso no, in altri sì», ha aggiunto con un sorriso.

 

 

 

Fra gli eventi di cartello si parte con l’autonomia e con un botta e risposta fra il sindaco di Roma e il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Dal palco, poi, Calderoli annuncia: la riforma sarà calendarizzata l’8 gennaio. Molto attesa “l’assemblea” dei capigruppo del destra-centro: stimolata dalle domande del condirettore di Libero Pietro Senaldi. Chiaro il messaggio giunto sul punto più delicato: dai meloniani Foti e Malan, agli azzurri Gasparri e Barelli, ai leghisti Romeo e Molinari tutti hanno assicurato l’unità della coalizione. Spazio allora agli appunti sparsi, utili per comprendere come i partiti sono impegnati a smussare gli angoli. Sul Mes, ad esempio, la posizione della Lega è granitica nel principio, aperturista nella soluzione: «Approvare il Mes non è ratificarlo – ha spiegato Riccardo Molinari –. Stiamo eventualmente ragionando su clausole di salvaguardia che diano al Parlamento il controllo del governo. Noi come Lega siamo sempre stati contrari, riteniamo che le modifiche siano peggiorative rispetto ad allora. La nostra posizione resta contraria».

 

 

 

Nulla da fare, poi, per chi pensa che il Carroccio voglia recitare la parte del “cattivo”. «Puntiamo su alcuni cavalli di battaglia, ma chi agita lo spauracchio di un centrodestra diviso resterà deluso», ha assicurato Romeo fra gli applausi. Tesi non dissimile da quella del capogruppo di FdI alla Camera Foti: «In un anno non abbiamo mai avuto un voto in dissenso». Invece le opposizioni sulla politica estera, in vista del Consiglio Ue, «hanno votato in 6 modi diversi con 6 mozioni diverse». Da segnalare, in vista delle Europee, la riflessione dell’azzurro Maurizio Gasparri sulla madrina del Rassemblement National: «Se la Le Pen diventasse Presidente della Francia non credo che il giorno dopo uscirebbe dalla Ue». 

 

 

 

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