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Luigi Di Maio, il mistero della telefonata: "Chi mi ha chiamato è libero di dirlo"

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Dopo le precisazioni di Giuseppe Conte, arriva la replica di Luigi Di Maio. Nel giorno in cui si parla del retroscena che dà conto di una presunta telefonata all'ex leader del Movimento 5 Stelle da parte di un fedelissimo di Conte, Di Maio rompe il silenzio. E lo fa anche sul Mes. Così come da Conte, l'ex ministro degli Esteri non sembra smentire in toto la chiamata. "Se mi cercano ex colleghi del M5S? Non è una polemica che mi riguarda. Chi mi ha chiamato nei giorni delle dichiarazioni in aula del premier Meloni, è libero di dirlo se vuole", afferma intercettato dall'Ansa.

Occasione nella quale l'inviato dell'Ue per il Golfo ribadisce la sua posizione a favore del Mes: "Non ho nessuna intenzione di farmi trascinare in giochetti politici. Voglio precisare che ho saputo della richiesta di un giurì d'onore dalla stampa come ogni altro cittadino italiano". E ancora: "Mi pare di capire che" il giurì d'onore "sia stato richiesto proprio sulle dichiarazioni che riguardano me e le istruzioni che diedi all'allora Rappresentante Permanente italiano a Bruxelles. Ho già difeso pubblicamente la mia posizione chiarendo che il Presidente del Consiglio aveva detto una cosa falsa circa la mia firma dei pieni poteri all'ambasciatore Massari. E una cosa vera circa il fatto che il M5s e il governo Conte abbiamo votato la riforma del Mes nel dicembre 2020".

 

 

Insomma, il mistero della telefonata si infittisce. Neppure le giustificazioni pentastellate sembrano convincere. "Non ci risulta nessuna telefonata" - tengono a precisare fonti M5s -. Il lavoro sul dossier Mes è stato portato avanti alla luce del sole", a partire "dal dibattito parlamentare" richiamato in più occasioni da Conte. 

 

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