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Soumahoro, villa e auto con un reddito risibile? Ma non spiega come sia possibile

Alessandro Gonzato
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Soumahoro non parla e non si veste neanche più da Babbo Natale. Due anni fa, quando ancora non era onorevole, Aboubakar si faceva filmare con la tuta rossa e il barbone bianco mentre prometteva regali ai bimbi poveri del Foggiano: «Forza Babbo Natale!», gridava nel mitologico video registrato a Borgo Mezzanone, sorriso Durban’s e stivali di gomma sporchi di fango, forse gli stessi con cui avrebbe poi debuttato tragicomicamente a Montecitorio. Soumahoro per quei regali aveva raccolto donazioni per migliaia di euro. Che gran cuore Abou!

 E però qualche tempo dopo Don Pupilla, il direttore della Caritas di San Severo, ha alzato il sopracciglio: «Nel ghetto di Torretta non ci sono bambini, mentre a Borgo Mezzanone, l’insediamento oggetto del filmato, i bambini sono pochi, dunque c’erano ben pochi giocattoli da distribuire, non essendoci bambini a cui poterli donare». Chissà. Dicevamo che sono tante le cose che Soumahoro non spiega, ad esempio - notizia di Libero di ieri - come abbia campato prima di entrare in parlamento.

 

SENZA UNA LIRA
Ricordiamo: per il 2022 il deputato ivoriano ha dichiarato 22.115 mila euro, un parlamentare ne guadagna circa 10mila al mese, e Soumahoro nel 2022 ha fatto due mesi poco più alla Camera. Il che significa, stando alla sua dichiarazione, che nei 10 mesi precedenti non aveva guadagnato niente, al massimo spiccioli. Per di più l’anno scorso sua moglie era «disoccupata e iscritta all’Inps», così aveva detto il deputato nel video in lacrime in cui non solo professava l’innocenza della signora (magari ha ragione...) oggi ai domiciliari per la presunta mala gestio delle cooperative “di famiglia” che si occupavano di immigrati, ma Aboubakar accusava anche di razzismo tutti quelli che si facevano delle domande.

Poi, di recente oltre all’acquisto di un’auto dal valore base di listino di 38mila euro - è spuntata la grana della Corte d’Appello di Bologna che gli contesta una sfilza di irregolarità sulla raccolta fondi usata per la campagna elettorale che l’ha portato a Montecitorio, e qui sì che Soumahoro è coinvolto in prima persona.

«In questa vicenda», dice a Libero il deputato leghista Stefano Candiani, «se ci fossero state 10 regole come i comandamenti, Soumahoro ne avrebbe infrante 11». Candiani fa parte della Giunta delle Elezioni, dove il centrodestra ha sollecitato il presidente Federico Fornaro, del Pd, «ad aprire un’istruttoria e a disporre l’audizione dell’onorevole Soumahoro e del suo mandatario elettorale Stefano Manicardi (Pd anche lui, ndr) e di ogni altra persona che possa ritenersi utile per l’accertamento della verità».

Tra le principali irregolarità contestate dalla Corte d’Appello c’è quella di aver incassato i soldi perla campagna elettorale su una carta prepagata anziché su un conto corrente; aver indicato il mandatario elettorale in ritardo; aver presentato il rendiconto elettorale oltre i 90 giorni previsti dalla legge. 

 

IL PRIMATO
«Non mi è mai capitato di vedere un deputato a cui sono state contestate così tante violazioni», commenta Candiani. «E Soumahoro è quello che impartisce lezioni di moralità ogni volta che prende parola alla Camera... Poi però», sottolinea il leghista, «vorrei anche ricordare chi l’ha portato in parlamento come simbolo dei braccianti oppressi. Non ho sentito nessuno dire “scusate, abbiamo sbagliato”». Si riferisce al rosso Fratoianni e al Verde Bonelli, il quale annunciando la candidatura di Soumahoro si era commosso: «Sono molto emozionato, perché è una figura importante che da vent’anni difende le persone invisibili e dimenticate». Momenti di gloria. 

Il deputato con gli stivali non parla. L’anno scorso, quando di euro ne aveva dichiarati 9mila (reddito del 2021) ma nel frattempo gli era stato concesso un mutuo da 270mila per la villetta, Soumahoro aveva detto su La7 che viveva facendo lo scirttore: parlava di un’opera che ha venduto 9mila copie, non un trionfo. Pare che Soumahoro sia tutto concentrato per il lancio della sua ultima fatica, previsto il 15 gennaio. Il titolo è “Manifesto degli invisibili”. Tratta soprattutto degli immigrati sfruttati, ma niente a che vedere con le accuse mosse dalla procura a moglie e suocera, si capisce. Si preannuncia un altro grande show. Intanto, viva Babbo Natale, Abou!

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