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Elly Schlein si candida in Europa e le donne dem si rivoltano

Francesco Storace
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Povera Elly, non gliene va bene una. Nel Pd che doveva rovesciare come un calzino, la leader è contestata praticamente da tutti. Un tempo c’era solo il governatore campano Vincenzo De Luca, col suo sfrontatissimo libro “nonostante il Pd”. Ma ora ci si mettono anche le donne. Le più coraggiose si mettono sul piede di guerra contro la candidatura della Schlein alle elezioni europee. E così di proteste ce n’è un’altra. Le bagarre al femminile certo non mancano al Nazareno, ogni tanto spuntano quelle sul partito chiuso, maschilista e un po’ patriarcale, poi chi vorrebbe battagliare persino sulla disputa segretario/segretario. E ora le liste elettorali, che poi nei partiti sono la ciccia vera.

A dissotterrare l’ascia di guerra è stata Lucia Bongarzone, provenienza forlivese, un tempo leader delle donne emiliane del partito come loro portavoce, poi ascesa nel coordinamento nazionale femminile. Raccontano, compagne e compagni, che nelle chat interne della dirigenza, il tema delle europee è ormai esploso con una qualche animosità e a tirarlo fuori – con un’intervista piuttosto netta nell’edizione bolognese di Repubblica – proprio la Bongarzone.

Dunque, una donna emiliana, proveniente cioè dalla terra politica della Schlein, dove la segretaria di oggi ha fatto anche l’assessore regionale. Quando non vigeva il politicamente corrette, si sarebbe sparato un durissimo “se la conosci la eviti”. Poi, i tempi giustamente cambiano e te la cavi pretendendo di porre un veto collettivo e femminista alla leader in Europa.

 

 

Il tema ora è proprio questo: le donne del Pd non vogliono la Schlein candidata alle elezioni europee: “Metterebbe a rischio – dice la Bongarzone -il ruolo delle donne a causa delle preferenze”.

Pane al pane, vino al vino. Certo, non si parla delle idee che mossero il mondo, ma di più prosaiche questioni legate ai consensi personali, a quante decine di migliaia di voti sarà possibile racimolare nelle guerra delle preferenze all’interno delle liste del Pd. E questo per il sistema elettorale vigente. La sostanza del ragionamento proposta è che la segretaria del partito bloccherebbe la corsa delle donne, frenandone ogni velleità di elezione, favorendo proprio gli uomini, il che è l’accusa più dura che si possa muovere ad Elly Schlein. Ma come, io femminista trasformata in maschilista, si starà chiedendo...

E’ proprio l’effetto della legge elettorale: con tre preferenze possibili da esprimere e con almeno una del le quali diversa per genere pena l’annullamento della scheda, per gli uomini candidati sarebbe più facile pro porsi in abbinata con la Schlein. Più facile comunicativamente, diciamo. “Vota per me e per lei, un uomo e una donna...”.

 

 

Viene fatto notare alla dirigente ribelle del Pd emiliano che potrebbe fa re la stessa scelta Giorgia Meloni. Ma lei se ne frega, la Schlein non deve farlo comunque. Insiste il giornale, “anche se non dovesse candidarsi in tutte le circoscrizioni”, per evitare che la botta finisca poi sulla testa del governatore Bonaccini, pu re lui in predicato per una candidatura? “Sarebbe credibile” la poco Schlein, “o si candida ovunque o da nessuna parte”. Ma non deve farlo, è la conclusione del ragionamento. Così come – sostiene l’esponente del Pd – neanche la Meloni dovrebbe farlo, entrambe sarebbero incompatibili con la carica che ricoprono nel Parlamento nazionale, sarebbero solo due acchiappapreferenze.

Questa storia ha tutta l’aria di una telenovela che ci porteremo appresso per diversi mesi. Più passa il tempo e più la Schlein appare er sor Tentenna che nessuno si aspettava. Ma forse anche lei ha sottovalutato l’impresa della guida del Pd, un partito dilaniato da troppe correnti e pretese di carattere personale. E diventa oggettivamente complicato capire come andrà a finire, soprattutto perché la Schlein non dice chiaramente quello che vuole fare. Le si sono attribuite pure altre proposte, come quella di cinque capolistati al femminile nelle circoscrizioni europee, ma i ribelli all’ipotesi non mancano. Se invece dovesse candidarsi lei in una sola circoscrizione, rischierebbe di compattare il fronte avverso. Forse queste europee non ci volevano proprio. Anche perché, mentre litigano, il Pd cala giorno dopo giorno in tutti i sondaggi d’opinione. 

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