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Con meno deputati la Camera lavora di più

Antonio Castro
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Inizio d’anno, tradizionale tempo di bilanci su quanto fatto e quanto si dovrà fare. Anche, e soprattutto, per il mondo della politica. Settimana scorsa il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana (Lega), nel corso dei tradizionali auguri con la stampa parlamentare per le imminenti festività ha offerto uno spunto di riflessione sull’attività operativa di Montecitorio negli ultimi 14 mesi, vale a dire da inizio di questa legislatura guidata dalla maggioranza di centro destra. Poi capita che una domanda, una risposta, un singolo dettaglio intercetti tutta l’attenzione (nel caso l’eventuale candidatura del generale Vannacci alla prossima tornata delle europee di giugno), tralasciando il cuore dell’incontro. In questo caso l’attività della Camera dedicata ai temi europei in questo scampolo di legislatura è stata prioritaria, ribaltando il luogo comune che la politica italiana sia concentrata sui fatti di casa propria. Anzi, di più. Sottolineando l’interesse per il contesto europeo.

Sarà perché l’attuale governo e parlamento sono alle prese con una gestione epocale come il Piano nazionale di riprese a resilienza non a caso è stato paragonato più volte al Piano Marshall, lanciato dagli Stati Uniti per trascinare fuori dalle secche della guerra mondiale l’Europa. Considerando i quattrini messi sul piatto il confronto tiene eccome. Proprio lo scorso 8 dicembre il Consiglio dell’Ue ha approvato la proposta di decisione presentata dalla Commissione che modifica il Pnrr italiano, compreso il nuovo capitolo dedicato a REPowerEU. Il Piano ammonta ora a 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni) e comprende 66 riforme, sette in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti.

 

 

PIANO DI RILANCIO
Ovviamente con questa massa di finanziamenti in ballo, considerando la portata delle riforme da attuare (secondo un calendario fitto e predeterminato di scadenze), si intuisce come sia lievitata di conseguenza l’attività parlamentare. Andando a curiosare nelle statistiche dei primi 14 mesi balza all’occhio, ad esempio, come sia lievitata l’attività legislativa nei confronti dell’Unione europea. Ma non basta. Sotto la presidenza Fontana, l’attività istituzionale di Montecitorio sembra aver sterzato decisamente verso gli indispensabili rapporti internazionale Mettendo insieme infatti le tante missioni bilaterali già organizzate, le conferenze internazionali che la presidenza di Montecitorio sta portando avanti si intuisce la volontà di potenziare l’attività internazionale dell’istituzione. L’intento, appare evidente, è di rendere la Camera molto più aperta al confronto col mondo. Ridotto il numero dei parlamentari (da 630 i deputati sono diventati oggi 400 rispetto alla passata legislatura), l’attività in Aula è cresciuta. E infatti il numero di sedute dell’assemblea sono state fino a dicembre 204 per l’attuale legislatura. Mentre erano state 196 in quella precedente.

Forse ciò che sorprende è il numero di leggi approvate (79 nell’attuale legislatura) rispetto alle 60 di quella precedente (a parità di mesi di attività, ovviamente). Ricordate poi la storia che con il centro destra al timone l’interesse per le interazioni con l’Unione europea sarebbero sfumate?. A giudicare dai numeri è vero proprio il contrario: e infatti gli atti dell'Unione Europea esaminati in Commissione sono stati fin’ora 55 (attuale legislatura), rispetto ai soli 30 di quella precedente. A sorprendere è l’intensità di audizioni relative proprio all’attività dell’Ue (210 nell’attuale legislatura, tra cui 5 Commissari europei, 5 componenti del Parlamento europeo, 10 membri del governo, 190 altri soggetti). Quasi il quadruplo rispetto ai soli 65 incontri censiti in quella precedente. L’interesse acclarato è di sviluppare la cooperazione interparlamentare conteggiando le riunioni e gli incontri) 63 (nell’attuale legislatura, di cui 13 conferenze interparlamentari, 33 incontri multilaterali tra organi parlamentari e 17 bilaterali) 35 (nella precedente legislatura).

 

 

HUB MEDITERRANEO
Se poi si vuole tenere conto anche di tutti gli incontri in ambito e su temi Ue bisogna mettere in colonna 15 appuntamenti nell’attuale legislatura, rispetto ai 12 meeting di quella precedente. Così come le sedute delle Commissioni relative all’attività dell’Unione europea negli ultimi quattordici mesi sono state 206 rispetto alle 179 considerando un identico arco temporale in quella precedente. Nei prossimi anni (e almeno fino al 2026) questo governo e questa legislatura dovranno gestire non solo un piano poderoso di riforme economiche e politiche per il nostro Paese. Ma anche, dopo la tornata elettorale di giugno, contribuire a riscrivere la rotta dell’Unione europea in un contesto globale assai mutato. Con due conflitti ai bastioni orientali d’Europa (Ucraina e Medioriente), un cambio epocale in un contesto economico complesso veicolato dall’intelligenza artificiale di cui non si conosce né la portata né i rischi. La “portaerei italiana”, proiettata nel Mediterrraneo, ha una storia e avrà un ruolo sempre di maggior rilievo. Basti pensare al piano per farne l’hub europeo per un diverso approvvigionamento energetico, riducendo la dipendenza dai Paesi instabili. 

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