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Pd, Quartapelle contro Schlein: "Non ci mette il cuore e si vede"

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La segretaria del Pd Elly Schlein? "Senza cuore". Parola di Lia Quartapelle, deputata dem e già responsabile Esteri durante la segreteria di Enrico Letta. Intervistata dalla Stampa a poche ore dal voto a favore della mozione della maggioranza sulla fornitura italiana di armi all'Ucraina, conferma tutta la lontananza dal suo capo politico. 

Al Pd, sottolinea la Quartapelle, sul tema manca "una posizione chiara e netta". D'altronde, la richiesta della Schlein ai suoi deputati di astenersi non sembra all'insegna delle idee chiarissime. "L'Italia deve sostenere Kiev anche con le armi", incalza la deputata. "Il governo italiano deve sostenere l'Ucraina. Sia quando il presidente del Consiglio si chiama Draghi, sia quando si chiama Meloni. Il mio convincimento non è cambiato. Va chiesto a chi si è astenuto perché ha cambiato posizione visto che l'anno scorso avevamo votato a favore del governo".

 

 

 

Ha votato contro quella M5s perché "tutta l'agitazione politica del M5s in questi mesi è ostile all'Ucraina. Il M5s è opportunista e ambiguo sull'Ucraina. Era a favore quando era al governo, e oggi dall'opposizione pensa di lucrare qualche punto di consenso essendo contro. Non voglio neanche pensare all'essere subalterni ai Cinquestelle. Finché perdura questa posizione sulla questione più importante sullo scenario internazionale e finché sulle posizioni europee prevale il populismo che abbiamo visto sul Mes credo sia difficile" fare fronte comune con Conte. Peccato che la Schlein stia lavorando proprio per creare quel fronte comune. Non è un caso, allora, che la Quartapelle dedichi alla segretaria una riflessione piuttosto dura: "Formalmente dice le parole che si devono dire. Ma si vede quando Elly non ci mette il cuore in una cosa". Vale per l'Ucraina, ma non solo.

 

 

 

E proprio alla spaccatura dentro al Pd sull'Ucraina fa riferimento Luigi Marattin, collega deputato di Italia Viva ed ex democratico. "È in momenti come questi che rimpiango particolarmente la fine ingloriosa del Terzo Polo, cioè il tentativo di fondare un'unica casa dei liberal-democratici italiani". "Momenti in cui coraggiosi esponenti Pd hanno il coraggio di ribellarsi alla conservazione, al giustizialismo e al populismo (Guerini, Madia, Quartapelle, Sensi, Parrini, Malpezzi su Ucraina, Ricci e altri sindaci su abuso d'ufficio) ed esponenti di Forza Italia - molto più silenziosamente… - non nascondono più il loro disagio di stare con confusionari sovranisti. Perché se avessimo proseguito con il percorso stabilito (congresso fondativo a fine ottobre, con segretario eletto democraticamente) ora avremmo un partito intorno al 10% nei sondaggi, o probabilmente persino di più. E un partito al 10%, costruito in modo nuovo, ha più capacità di attrazione di tanti partiti al 3% in perenne lotta o in polemica tra loro". Quasi una nuova chiamata alle armi per chi, dentro al Pd, si sente più lontano dalla sinistra sognata dal duo Schlein-Conte.

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