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Andrea Orlando: "Vendono l'Italia", il compagno si riscopre patriota

Sandro Iacometti
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A sparigliare un po’ le carte ci si è messo anche Jannik Sinner. La sua straordinaria impresa agli Australian Open di ieri mattina ha, vivaddio, gonfiato il petto dei connazionali e riempito i social di tricolori. E alla fine una spruzzata di sano sovranismo e spirito patriottico è comparsa persino dalle parti del Pd, che sul suo profilo ufficiale di X ha commentato la vittoria con una bella foto e la scritta “cuoricinata”: «Orgoglio italiano». Affermazione un po’ azzardata con le “destre post-fasciste” al governo che non fanno altro che parlare di italianità.

 

 

 

Ma a mandare completamente in tilt il partito di Elly Schlein è il piano di privatizzazioni “semi clandestino”, stando agli scoop di Repubblica, con cui Giorgia Meloni ha deciso di “svendere” l’Italia. Dopo che i giudici della Cassazione hanno ridotto in briciole le polemiche su Acca Larenzia, ritenendo il saluto romano lecito nelle commemorazioni, la mossa del premier, peraltro già annunciata da mesi dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella Nadef, è diventata la nuova ossessione delle sinistre.

 

 

 

E il bello è che pur di puntare il dito contro le scriteriate decisioni del governo, il Pd si è improvvisamente lanciato in una difesa spasmodica dell’interesse nazionale di cui non solo non gliene è mai fregato nulla, ma che era addirittura considerata fino a ieri uno dei tratti più caratteristici della natura reazionaria e nostalgica della compagine di governo.

 

 

 

La foga sovranista del Nazareno in chiave anti-Meloni si è diffusa a macchia d’olio. E alla fine qualcuno si è fatto prendere la mano. Ricordate le tonnellate di critiche, gli sberleffi e le ramanzine sullo slogan “Dio, patria, famiglia” assai presente nei discorsi del premier? Tanto per citarne uno, lo scorso settembre Corrado Augias su Repubblica intonò una severa lezione di storia per spiegare che la Meloni dovrebbe «dimostrare maggiore cautela nel maneggiare concetti così delicati» perché «ha giurato fedeltà e rispetto per la Costituzione della Repubblica». Accipicchia.

 

 

 

A parlare di patria si rischia addirittura di calpestare i valori fondanti della nostra democrazia. Ebbene, sentite qua. Dopo aver scagliato una raffica di accuse al presidente del Consiglio, colpevole di aver cambiato idea e di mettere a rischio i risparmi degli anziani e i servizi essenziali per i cittadini (con l’annunciata vendita di una quota di Poste, oggi partecipata al 65% dallo Stato, che non cambierà assolutamente nulla nel controllo della società), in un video pubblicato sui social l’ex vicepresidente del Pd ed ex ministro della Giustizia e del Lavoro, Andrea Orlando, ha lanciato il suo affondo finale: «Richiamano sempre la patria e oggi stanno iniziando a vendere la patria. Noi pensiamo che la patria non si vende». Avete capito bene: la patria non si vende. Parola di dem. Lo avesse detto Ignazio La Russa, sarebbero già partiti gli esposti in procura. 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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