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Cuperlo ci vorrebbe tutti comunisti

Francesco Storace
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Eppure Gianni Cuperlo non ha gli occhi a mandorla. Ma da come scrive sembra uno di quegli antichi giapponesi che ancora combattono una guerra finita. L’esibizione dell’esponente comunista - l’appartenenza la rivendica lui - sulla Stampa di ieri equivale al volantinaggio del passato remoto. «Il pieno diritto di dirlo», dice Cuperlo sulla propria storia ideologica. Come se dietro quella parola non ci siano stati stermini di popoli nella storia. Ma per lui - e quelli come lui - conta solo il diritto dovere di proclamarsi antifascisti. Che poi, in effetti, cominciano ad esserlo un po’ tutti, come se in quasi cent’anni dalle nostre parti si fosse scherzato nel combattersi, come ha acutamente osservato nei giorni scorsi Marcello Veneziani.

Il compagno Cuperlo vuole tutti come lui e già questo sarebbe abbastanza raccapricciante. Se dite che ci avete donato la democrazia - dimenticando quel che fecero gli americani, fate sembrare tutto “merito” vostro - perché ora volete negarla a chi la pensa all’opposto di voi? Avere giudizi storici esattamente contrari ai vostri, anche sulla stagione del fascismo, non significa volerlo restaurare. Perché, sempre da questa parte della barricata, a tutti piace la democrazia e non vogliamo dittature (e a volte se ne intravedono fattezze anche in governi cosiddetti democratici, se pensiamo a certe indimenticabili stagioni “tecniche”).

Non c’è da impartire lezioni, e soprattutto dalla cattedra di chi si professa comunista persino nel terzo millennio. Quale fascino può ancora esercitare quell’ideologia che ormai campeggia in Cina come a Cuba e in pochi altri regimi ancora, è difficile da comprendere. Tanto più che si fatica a percepire persino una più semplice sinistra degna di essere chiamata così. In Italia, questa vostra sinistra è molto snob e poco operaia. Nemmeno la vostra storia riuscite più a riagguantare. Malui insiste e si definisce comunista. A Cuperlo farei leggere volantini che stanno negli archivi delle questure, ma si trovano anche su google, sul significato di parole che lui vorrebbe appiccicare al linguaggio della presidente del Consiglio e del presidente del Senato. È quasi ovvia la risposta, ma lui finge di non capirlo. Provi a mettere assieme “antifascismo” e “militante” e scoprirà quanti delitti sono stati commessi in loro nome a danno di ragazzi ventenni. È questa la democrazia che invoca chi si manifesta improvvisamente - svegliandosi da un lungo sonno - erede del Pci?

 

 

 

Tutto questo perché al governo ora non ci sono più loro, cacciati malamente dal potere non dal fascismo di ritorno ma dalla bella ventata di democrazia manifestata con le elezioni che la storia registrerà alla data 25 settembre 2022. È patetico il tentativo di riscrivere quel che è stato. E anche cinicamente ciclico, visto che hanno appena finito di “usare” i saluti romani ad Acca Larentia beccandosi una bella e civile sentenza della Cassazione sul muso ancora stordito. No, Cuperlo, non ci ritenti neppure, perché il gioco è ormai scoperto. Come i giornalisti azzerbinati alla sinistra, volete tentare di mettere in difficoltà la classe dirigente a cui il popolo ha messo in mano il potere. Qualcuno ci casca, si sa. Ci sono errori, è in dubbio, che la pratica quotidiana porta allo scoperto. È successo con tutti i governi.

Ma pensare di sovvertire la democrazia facendo chiedere ad ogni ministro, sottosegretario, dirigente, cittadino, passante “scusi lei è antifascista o no?”, sa molto di ridicolo. Perché alle porte non c’è la Marcia su Roma. Perché chi ha vissuto gli anni bui della democrazia col terrorismo non vuole ritornare a quell’epoca. E perché semmai in giro ci sono comunisti come voi che non vi rendete ancora conto di quanto possa essere pericoloso questo nuovo gioco della caccia al fascista. Restate pure nei loculi dove avete poltrito fino a che la destra non arrivava al governo; e semmai riflettete su quante bugie state raccontando ad un popolo che se ne è accorto e non vi crede più, inchiodandovi a percentuali dalle quali non vi risolleverete se continuerete a sfogliare libri ingialliti. Pregheremo per voi, per le vostre illusioni, ma certo non per regalarvi vagonate di voti che non meritate più se coltivate ancora sogni orrendi di egemonia culturale e storica. Stalin, Marx e Lenin sono morti. E anche voi non state tanto bene, sembra leggendovi.

 

 

 

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