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Auto, le batterie green saranno il vero business: ecco perché

Antonio Castro
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L’elegante giro di schiaffi tra Roma e Parigi sul miliardo di euro di finanziamenti che Stellantis reclama dal governo italiano minacciando, altrimenti, di chiudere alcuni stabilimenti nasconde una partita ben più globale. Ormai non è più importante nell’ottica di lunga periodo - guardare alla motorizzazione (carburante, ibrida, elettrica, gas) - quanto essere realmente autonomi nel fornire sistemi alternativi di alimentazione. Sganciandosi dal mondo petrolifero, liberandosi dai detentori di terre rare, riuscendo, in definitiva, a far da soli. Anzi meglio: l’obiettivo è di mettere i piedi un sistema di gigafactory (per veicoli, per abitazioni, per camion, per industrie), che possano supplire alle necessità del Paese e, volendo, riuscire a fare da fornitore privilegiato degli accumulatori ai potenziali clienti. Il business vero e proprio dei prossimi decenni è questo. Riuscire a sganciarsi dai fornitori cinesi (che hanno fatto preventivamente incetta di terre rare con accordi capestro con Paesi del terzo mondo), e diventare autonomi se non addirittura fornitori privilegiati per i partner europei.

Entro il2035 l’Europa stima di aver bisogno di 12 milioni di accumulatori corrispondenti a mille gigawattora (oggi siamo intorno ai 50 gigawattora). Grande lo sforzo dell’Unione europea per diventare autonoma su tutta la filiera. Uno studio di Transport & Environment stima che nel 2027 il 100% delle batterie e il 67% dei catodi saranno prodotti nel Vecchio continente, mentre il litio raffinato sarà il 50%. Insomma, c’è da “mettersi alla stanga” sintetizzerebbe Sergio Mattarella citando De Gasperi. E magari, invece di cedere ai neppur tanto velati ricatti d’oltralpe («o sganciate quattrini o chiudiamo Mirafiori e Pomigliano), bisognerebbe impegnarsi come sistema Paese per sfruttare competenze e progetti già ben avviati in Italia. Non progetti che stanno sulla carta tanto per fare scena e ciucciare finanziamenti. Ma capannoni (anzi impianti riconvertiti come quelli ex Merloni) che già sono in linea di produzione. Dal dicembre scorso, Teverola 1- uno spicchio di Campania a metà strada tra Napoli e Caserta può vantare una capacità produttiva di 0,35 gigawattora (GWh) annui. È il primo stabilimento di batterie al litio in Italia, la definitiva rampa di lancio nel segmento per Faam, l’azienda italiana leader nella produzione di accumulatori.

 

 


Il futuro immediato è il progetto, approvato e finanziato dall’Unione europea- con grande disappunto dei competitor europei - con 510 milioni di euro, per la costruzione di una nuova linea di produzione e l’assemblaggio di celle e batterie al litio che porterà la capacità del sito campano a 8 GWh annui. Teverola 2 è il progetto che entrerà in produzione nel 2026. Praticamente dopodomani. Il gruppo Seri Industrial ha rilevato gli stabilimenti dal gruppo Whirlpool che a sua volta li aveva acquisiti da Ariston. La holding di controllo, quotata al segmento Mta della Borsa di Milano, porta in dote due società operative, Faam e Seri Plast. Il progetto di sinergia è già avveniristico: vengono infatti ottimizzate le competenze nel campo della produzione delle batterie al piombo e al litio, e la capacità di riciclare i materiali provenienti dalla produzione di plastiche ecologiche. L’impianto è realizzato su due linee separate che si muovono in autonomia e in parallelo. A distanza, ma in sincrono, producono l’anodo e il catodo, il positivo e il negativo vale a dire per noi profani. Ovvero il cuore pulsante ed energetico delle pile che usiamo quotidianamente.


In verità questo è l’unico già operativo stabilimento di batterie al litio da 350 megawatt per anno, 150 i dipendenti. Ma gli obiettivi sono ben più ambiziosi. L’intenzione è di arrivare a 8,5 gigawattora. Non si tratta di batterie per auto, ma di accumulatori per la trazione industriale e lo storage (soprattutto dell’energia prodotta da fonti rinnovabili) e trazione industriale. In tutto il gruppo oggi dà lavoro a 900 persone, ma l’obiettivo è salire a 1.800 con il nuovo stabilimento. In questo caso Seri Industrial ha già ricevuto il placet europeo per incassare 510 milioni di euro di fondi europei che saranno erogati in base all’avanzamento del lavori. Solitamente tra progetti annunciati sulla carta e le relative autorizzazioni ci passa un oceano. E non solo in Italia. Quando e come partirà il progetto Acc Automotive Cell Company — joint venture tra Stellantis, Total e Mercedes Benz — dovrebbe mettere in piedi uno stabilimento da 2,3 miliardi di euro aTermoli, in Molise Parte dei quattrini necessari arriveranno dal Pnrr (tramite Invitalia) ma c’è il rischio che tutto si blocchi perché potrebbero venir classificati come «indebiti aiuti di Stato». L’ultimo progetto- annunciato nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore- è quello che interesserà l’area industriale di Marghera. Entro il 2025 inizierà la costruzione di impianti per i sali di litio, per i quali i test in laboratorio sono già stati avviati.

La produzione vera e propria comincerà nel 2027 con l’obiettivo di 10mila tonnellate annue. Nel 2028 il debutto nella raffinazione della grafite, grazie all’impianto che inizierà a prendere forma nel 2026 con un target è di 50mila tonnellate all’anno. Insomma, prenderà forma il primo polo europeo per la produzione di materie prime per batterie al litio. L’investimento (iniziale) è di 100 milioni, per realizzare una prima alternativa europea allo strapotere dei mercati orientali, concentrati su Cina e Corea, per la produzione di batterie destinati a settori come l’automotive, ma anche agli accumulatori di energie prodotte da fonti rinnovabili. C’è da mettersi a correre a testa bassa. Dobbiamo recuperare un gap industriale e tecnologico di 20 anni. Una missione non impossibile, taglia corto l’ad Lorenzo Di Donato, mettendo a frutto «le migliori risorse e competenze disponibili sul mercato». «Non è un problema di materie prime, ma di competenze. La grafite, che arriva da Africa e Sud America, va purificata, e oggi il 98% del trattamento avviene in Cina. Un team di ricerca dedicato ha messo a punto la tecnologia necessaria. Un primo passo verso l’autonomia». Identico il discorso per il litio. Però serve una precisa volontà politica. Investire su progetti che possono offrire un futuro anche industriale al nostro Paese. Magari non produrremo più auto però tutti i produttori del mondo si metteranno in fila da noi per farle marciare. E per andare in passerella ci teniamo Maserati, Bugatti e Ferrari.

 

 

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