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Lega, il tentativo di Salvini sul Terzo Mandato (senza strappare)

Fabio Rubini
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C’è un fantasma che si aggira nei corridoi del centrodestra: è quello del terzo mandato. Bocciato in commissione la scorsa settimana, è tornato prepotentemente d’attualità dopo la débacle sarda. La Lega ci ha provato anche ieri a rimetterlo sul tavolo del vertice di maggioranza, ma Fratelli d’Italia ha chiuso la porta. Almeno per il momento. La delusione per la sconfitta di Truzzu, fortemente voluto da Meloni, suggerisce prudenza. Lo sanno anche i vertici del Carroccio, che provano a glissare: «Pensiamo alle elezioni in Abruzzo e alle europee. Non è il momento». Il rinvio - e non la chiusura - della discussione è confermato anche dal ministro Luca Ciriani, che spiega: «Un dibattito sul terzo mandato necessita di tempi più larghi e approfonditi. Magari dopo le europee perché trattarlo di fretta non serve a nessuno e alla fine si rischia di fare dei pasticci» e poi «se approdasse oggi in Parlamento verrebbe bocciato proprio come accaduto in Commissione».

I TERRITORI

In casa Lega, però, c’è da fare i conti con i territori, col Veneto soprattutto, preoccupato di quello che potrebbe succedere nel 2025. E che potrebbe rappresentare una spina nel fianco per la gestione salviniana del partito. Giorgia Meloni ha messo nel mirino la regione di Nord-Est. Dopo quanto accaduto in Sardegna, però, sono in molti a chiedere a Salvini uno scatto in avanti per evitare di fare la stessa fine. Il primo a farsi avanti è Massimo Bitonci, sottosegretario padovano del Carroccio che ammonisce: Bisogna sempre pensare bene al candidato. E se abbiamo poi dei governatori uscenti...». Il riferimento è a Solinas, ma non solo: «Zaia è stato riconfermato con l’80% dei consensi. Pensiamoci bene, perché quando hai delle persone come Zaia o Fedriga bisogna cercare di tenerle, non cercare di metterle da parte». Chiude Bitonci: «Una coalizione nello scegliere non deve utilizzare il manuale Cencelli, ma deve individuare il candidato giusto. Anche con un po’ di generosità, soprattutto quando si è sopra». Una stoccata nemmeno troppo velata alla Meloni e alla sua impuntatura su Truzzo in Sardegna.

Ancora più netta la posizione di Roberto Marcato, assessore regionale veneto e anima critica rispetto alla svolta nazionalista del Carroccio: «L’esito di queste lezioni ci racconta due cose: che non basta il consenso di un leader nazionale per vincere le competizioni territoriali; che itempi sono cambiati, immaginare che ci siano “tavoli nazionali” che decidono le candidature territoriali è un errore madornale». Poi la profezia sul Veneto: «Dopo Zaia... c’è Zaia. Se non ci sarà, allora ci vuole un leghista. Punto. Non c’è discussione, perché serve la continuità amministrativa. Se il centrodestra sarà unito, bene - chiude Marcato -. Sennò bene lo stesso: andiamo alle urne con una lista Lega, una lista Zaia, una civica autonomista e con tutti quelli che ci staranno». Dichiarazioni che testimoniano un certo fermento, che potrebbe essere placato proprio col terzo mandato. Il problema non è tanto “Zaia o non Zaia”, ma di scegliere esponenti di una classe dirigente preparata e in Veneto, dice ancora Marcato «nessuno ha un esercito di amministratori come la Lega. Gente che è cresciuta nel tempo, non grazie all’esplosione del consenso» e dunque «ben radicata sul territorio».

Di terzo mandato ha parlato anche uno dei diretti interessati, Luca Zaia, che predica ottimismo: «A me non risulta che la questione sia chiusa. Il dibattito è aperto, lo è nella Lega, ma anche nelle altre forze politiche da destra a sinistra». Il “Doge” nei giorni scorsi aveva fatto parlare di sé anche per una frase («Alla Lega odierna preferivo la Lega Nord») che era suonata come una stoccata a Salvini. Spiega Zaia: «Ho fatto semplicemente una battuta e ho detto che a me la Lega piaceva di più quando c’era scritto Nord. Era una semplice considerazione, nulla di più. Per me la questione è chiusa qui. Basta ricami».

VERSO L’ABRUZZO

Salvini, come detto, in questo frangente preferisce glissare sul terzo mandato, rimandando il discorso a dopo le europee. Il messaggio è chiaro: si farà di tutto per accontentare Zaia, ma senza mettere a repentaglio la tenuta della maggioranza. Anche perché con l’accordo raggiunto ieri sugli uscenti e sulla continuità amministrativa, è facile immaginare che il Veneto potrebbe restare comunque a guida leghista. Gli equilibri, però, sono molto delicati e si deve procedere con cautela.

Il leader leghista ieri è tornato a parlare della Sardegna: «Dopo cinque vittorie consecutive una sconfitta ci può stare. E poi quando il popolo vota ha sempre ragione». Poi il vicepremier tranquillizza sulla tenuta dell’esecutivo: «Il governo è assolutamente saldo. Sono contento di quello che stiamo facendo. Quando si vince si vince tutti assieme, quando si perde lo si fa tutti assieme». Il leader della Lega, però non manca di lanciare un monito agli alleati: «Quando cambi un candidato in corsa è più complicato...». Infine guardando alla prossima scadenza del 10 marzo in Abruzzo spiega: «Lì il voto sarà profondamente diverso». Tornando alla Sardegna, un annuncio importante arriva dal vice di Salvini, Andrea Crippa: «Assiemal PSd’A abbiamo aumentato i consensi. Per questo stiamo lavorando per costruire un gruppo unico». 

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