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Dossieraggio, la Schlein smentisce sinistra e giornali: "Inchiesta scandalo"

Francesco Storace
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Uno più uno fa indubbiamente due anche in politica. E se sullo scandalo del dossieraggio alle parole di Giorgia Meloni fa finalmente eco Elly Schlein, vuol dire che non si può più scherzare, minimizzare, nascondere.

La premier ha detto chiaro e tondo che con gli 800 accessi illeciti alle banche dati che hanno colpito un bel po’ di personaggi - e nella politica quasi tutto il centrodestra- non c’entra nulla la libertà di stampa. E si è svegliata la segretaria del Pd con una dichiarazione che trascina fuori dall’imbarazzo il Nazareno: da una tribuna autorevole come quella di Bruno Vespa nella rubrica Cinqueminuti su RaiUno, la segretaria del Pd ha ammesso che quello del dossieraggio «è uno scandalo di gravità inaudita, se ci sono stati questi ottocento accessi proibiti. È necessario che cose come questa non accadano più». E speriamo che lo comprendano finalmente i suoi compagni di partito e di schieramento. Sul fronte del centrodestra, insorgono in molti soprattutto alla ricerca di mandanti di un’operazione davvero intollerabile.

 

 

 

VERIFICHE ILLEGALI

Alla Meloni, che considera «gravissimo che in Italia ci siano funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo delle verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, ad alcuni esponenti della stampa, perché utilizzare così le banche dati pubbliche non c’entra niente con la libertà di stampa», fa eco il ministro Nordio. Alla domanda su una regia politica occulta dietro il dossieraggio su cui indagano i pm di Perugia, il Guardasigilli ha risposto che «è difficile dirlo, il confine tra iniziative individuali e programmate da altri è di difficile definizione». «È una situazione estremamente grave - ha ribadito Nordio -. Si spiala vita degli altri in un modo che è offensivo per un minimo di civiltà giuridica. Su questo andrà fatta luce sia dalla magistratura sia eventualmente anche in altri luoghi».

Il vicepremier Matteo Salvini va giù duro: «Noi dobbiamo pagare funzionari pubblici per servire questo paese, non per infamare: io da libero cittadino italiano denuncerò in tutte le Procure della Repubblica italiana questa vergogna che non può ripetersi e vedremo se qualcuno sapeva, se qualcuno ordinava, se qualcuno voleva». Sul tema è intervenuto anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto. «Sono l’unico che non parla sul tema “Dossier”» ha scritto su X, «nonostante sia la persona che ostinatamente, in solitudine, senza solidarietà, ha cercato la verità. Contro nessuno. Solo per giustizia. Non parlo per rispetto dell’inchiesta. Non parla la parte lesa ma (stra)parlano gli indagati».

Anche il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, pretende «verità e giustizia su uno scandalo enorme». Con una malizia in più che fa riflettere: «Tutti i procuratori nazionali antimafia diventano parlamentari nazionali o europei della sinistra italiana. È un loro diritto, è una loro facoltà, ma è una strana coincidenza: tre su tre. Ora spero che quello attuale ci sorprenderà, evitando di candidarsi al Parlamento». E ha aggiunto: «Credo che si dovrebbe disporre un’ispezione immediata alla Procura. Non so se esista una norma per un commissariamento della Procura, ma forse servirebbero misure straordinarie. Mi auguro che anche il Presidente del Csm, che ha giustamente vigilato sulla tranquillità del Paese in occasioni recenti, faccia sentire la sua voce su questo scandalo enorme».


Poi, la mette giù dura anche il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli: «Sul dossieraggio occorre stanare il mandante: chi ha commissionato un lavoro simile, usando pezzi dello Stato. Un conto è l’hackeraggio servendosi di società private, un conto è utilizzare dei servitori dello Stato infedeli per compiere atti illeciti. Se il finanziere Pasquale Striano dichiara di non aver commesso reato, significa che c’è un’inchiesta che coinvolgerebbe cinquemila persone perché è lecito indagare solo in presenza di un’ipotesi di reato. È una dichiarazione paradossale e infondata».

 

 

 

ABUSO DI FUNZIONI

Ma c’è chi nell’opposizione pensa di poter mettere sotto accusa chi era spiato anziché gli spioni. Basta ascoltare il senatore Scarpinato del M5s: «L’inchiesta di Perugia ha messo in luce deviazioni che risultano ascrivibili esclusivamente a singoli operatori della Procura Nazionale Antimafia i quali secondo l’accusa- hanno abusato delle loro funzioni tradendo la fiducia che era stata loro accordata dai vertici di quell’ufficio e, quindi, nella totale inconsapevolezza di tali vertici. È chiaro dunque che la Procura Nazionale e il suo vertice sono eventualmente vittime del tradimento messo in atto dai due pubblici ufficiali». Il vittimismo rosso a tutela della Procura Antimafia è fumo negli occhi: perché si vuole evitare di fare chiarezza. Ma la Schlein sconfessa i suoi, come la senatrice Rando, e anche lei parla della necessità di chiarezza. Bene. La facciano. 

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