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Boldrini & C si opponevano all'estradizione: il kamikaze protetto dalla sinistra

Laura Boldrini

Francesco Storace
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Rieccoli. In una città distratta dalle elezioni, dai manifesti e dai volantini, a promettere fuoco e fiamme erano tre palestinesi, finiti in gattabuia ieri mattina all’Aquila. Personaggi poco raccomandabili, che progettavano attentati contro Israele, da noi o all’estero. È la minaccia che persiste. La guerra che arriva dal Medio Oriente e si propaga ovunque. Ma c’è chi non lo capisce proprio. O finge, facendo cinica propaganda.

«Finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico». Il capo d’accusa è pesantissimo ma è condito dalle solite giaculatorie di una sinistra italiana che considera i tre palestinesi messi in galera come degli angioletti da salvare dalle grinfie dello Stato ebraico.
Al punto che si annuncia proprio all’Aquila il solito presidio di solidarietà per chiedere la liberazione anzitutto di uno dei tre, Anan Yaeesh. Questi è da tempo in carcere a Terni dopo essere stato arrestato il 27 gennaio scorso su richiesta delle autorità israeliane che ne chiedono l'estradizione. I legali di Anan Yaeesh nei giorni corsi hanno depositato una istanza alla Corte d'Appello del capoluogo abruzzese per chiedere la revoca della misura cautelare che verrà discussa stamane. 

 

 

L’aggravamento delle misure cautelari rende bene l’idea sul personaggio. Che vanta incredibili amicizie nella politica italiana. Infatti, per Yaeesh si è mobilitato tutto l'intergruppo parlamentare «per la pace in Palestina e Israele», che ha scritto una lettera indignatissima al ministero della Giustizia chiedendo di non collaborare con Gerusalemme. Tra i firmatari – e potevamo avere dubbi? - Laura Boldrini, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e un'altra ventina di parlamentari con alla testa Stefania Ascari del Movimento Cinquestelle. Per quest'ultima, addirittura l'Italia non può dialogare con «un Paese che utilizza tortura, privazione del cibo del sonno e detenzione arbitraria amministrativa senza aver commesso reati. (...) Condizioni di detenzione nelle prigioni israeliane, come descritte anche dall'ultima relazione della relatrice speciale Onu Francesca Albanese. Condizioni disumane e di tortura».

L'Albanese, come qualcuno ricorderà, non può mettere piede in Israele per preciso veto delle autorità locali. Non è considerata esattamente un'osservatrice imparziale da quelle parti. L'Ascari, tuttavia, la cita come se fosse la Bibbia. Sarà una svista...

 

 

Continua la Ascari: «Yaeesh ha alle spalle un passato di resistenza politica in Cisgiordania e ha subìto sofferenze e persecuzioni». Veramente, scriveva Lorenzo Mottola su Libero del 28 febbraio scorso, egli vanta «un curriculum da terrorista lungo mezzo metro. Le sue imprese principali: arrestato nel corso della seconda intifada, ferito durante uno scontro a fuoco con l'esercito israeliano, fuggito in Europa sette anni fa e riarrestato lo scorso anno durante un viaggio in Giordania (o meglio rapito, secondo i suoi sostenitori) e rilasciato in circostanze poco chiare dopo sei mesi. Yaeesh, insomma, aveva tutte le carte in regola per diventare il nuovo beniamino della sinistra italiana, che già parla di “un nuovo caso Ilaria Salis”». L’uomo è considerato dagli israeliani uno dei fondatori della Brigata Tulkarem, ovvero un gruppo armato di recente costituzione composto prevalentemente da giovani ed ex affiliati delle maggiori fazioni palestinesi come Hamas, il Movimento per il Jihad Islamico e Fatah. È stato il governo Netanyahu a chiederne l'arresto e l'estradizione. L'Italia ha scelto di dar seguito alla domanda. Ed è scoppiato il caso, la sinistra è insorta. Non potevamo avere una sorte migliore...  

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