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Luca Palamara: "Perché mi candido con Bandecchi. E sul Sistema..."

Paolo Ferrari
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Dottor Luca Palamara, si candida alle europee con la lista di Stefano Bandecchi?
«Si. È una candidatura tematica, sulla giustizia, ma se i cittadini mi daranno la loro fiducia diventerà la candidatura di tutti quegli elettori che oggi hanno deciso di non votare oppure si sentono traditi dalle promesse mancate».

Non trova però che Bandecchi sia un po’ sopra le righe? In un audio diffuso ieri mandava i suoi dipendenti a quel paese perchè volevano andare in ferie....
«No. È necessario essere vicini alle istanze dei cittadini anche attraverso modalità diverse dai racconti ipocriti e dai perbenismi che spesso caratterizzano il mondo della politica. Bandecchi non avrà problemi ad affrontare la riforma della giustizia in modo frontale, al contrario degli altri partiti, eliminando fenomeni degenerativi, come carrierismo sfrenato e ricerca spasmodica di inchieste roboanti».

Come commenta l’inchiesta di Perugia sui dossieraggi?
«Sta emergendo il “dark Web” del Sistema a cui si abbeverano cordate di potere che affrontano le proprie questioni non soltanto lontano da occhi indiscreti ma anche al di fuori delle regole. Porterò di fronte alla giustizia europea le nuove scoperte, per evitare che il meccanismo di pressione descritto dal giudice costituzionale Nicolò Zanon, a proposito della sentenza della Consulta sulla utilizzabilità delle intercettazioni, possa condizionare le decisioni dei giudici».

Intraprenderà altre iniziative?
«Ho dato mandato ai miei legali di tutelarmi in ogni sede affinché la parola “scandalo” possa essere definitivamente associata a chi, terremotando la magistratura, ha impedito che nel 2019 Marcello Viola diventasse procuratore di Roma. Qui stiamo parlando di un attacco a un corpo dello Stato per via mediatica e giudiziaria. Se non è eversione questa...».

Ha capito perché le sue chat siano finite nelle mani del responsabile comunicazione Pd Sandro Rutolo?
«Penso che visti i rapporti di conoscenza di Ruotolo con molti magistrati che temevano di venire toccati da quella vicenda, dovessero servire a capire chi potesse rimanere coinvolto».

Tutti cercano un burattinaio dietro al caso Striano. Esiste?
«La mia esperienza mi porta a ritenere che il finanziere non agisse da solo».

Secondo lei cose c’è dietro il mancato interrogatorio del pm Antonio Laudati?
«Rientra in un suo legittimo diritto quello di voler comprendere la portata degli atti processuali che hanno portato alla sua iscrizione nel registro degli indagati. Ciò detto il suo comunicato fa trasparire una evidente spia di malessere che in qualche modo la complessità dell’indagine si porta dietro. Anche in considerazione del fatto che per legge bisognerà dare avviso, per dar loro la possibilità di partecipare al processo, non solo agli imputati ma anche alle persone offese dai reati che dovranno essere identificate. Insomma, si configura un maxi -processo all’orizzonte con tutte le implicazioni che seguono».

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