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Romano Prodi, il plauso a Meloni: "Ha ragione sull'Egitto. Schlein? Deve lavorare"

Alessandro Gonzato
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Calmaaa... Ci vuole molta calmaaa. L’intervista è in forma scritta, pubblicata dal Quotidiano Nazionale. E però il tono, vibrante come una sfida televisiva di scacchi sottotitolata in bulgaro, esce comunque dalle pagine e avvolge il lettore. Attenzione: il contenuto è tutto da leggere. Trasmetterà pure un ritmo soporifero, il professor Romano Prodi - più rilassante di una filtrofiore Bonomelli - ma i contenuti sono più frizzanti della gazzosa. Eccoli. Prodi è caustico su Elly Schlein, al limite dello sferzante il due volte premier, che finora per la capo Dem aveva sempre avuto parole al miele; poi l’ex leader dell’Ulivo è favorevole alla politica migratoria del governo, no, non del suo, ma quello della Meloni.

Come-come? Ci arriviamo tra poco; infine Prodi, nell’intervista a Qn, strizza l’occhio all’interventismo napoleonico-internazionale di Emmanuel Macron, il signore che all’Eliseo s’è messo in testa l’idea meravigliosa di mandare in Ucraina i soldati francesi, il che scatenerebbe l’ira dell’altro signore, quello che sta al Cremlino e minaccia il mondo con la bomba atomica. Dicevamo del Prodi caustico con Elly. Esageriamo? Giudicate voi. Domanda: «Schlein è una buona leader?». Risposta: «Sta faticosamente lavorando e quindi lasciamola lavorare». Sembra la difesa d’ufficio di chi ancora, per obbligo o amicizia, è costretto a sostenere Massimiliano Allegri. E però a differenza dell’allenatore della Juve la segretaria Dem non ha in bacheca scudetti né finali di Champions, seppur perse. Va anche detto, a parziale difesa della Schlein, che lei in attacco ha Roberto Speranza e in campo europeo schiera Brando Benifei, mentre Allegri aveva Andrea Pirlo e Carlos Tevez.

Altra domanda, o meglio, il collega del Quotidiano Nazionale fa un riflessione: «Nel centrosinistra resta un problema di leadership». Prodi: «La leadership esce dalle urne. È così anche nel centrodestra. Perciò aspettiamo le europee». Dunque, pur davanti a Giuseppe Conte in tutti i sondaggi – per il momento – la Schlein deve aspettare ancora tre mesi prima di appiccicarsi i gradi di generale che il leader dei 5Stelle è comunque pronto a rubarle.

 

 

 

TUTTO BENE, PERÒ...

Passiamo all’Egitto, con cui l’Europa, su spinta del governo italiano, ha stretto un accordo economico per disincentivare le partenze clandestine di migranti. «È un progetto europeo», argomenta Prodi, «intelligente, cavalcato dalla premier perché utile alle elezioni europee». Quindi: il piano è buono, ricalca quello che l’Italia ha stretto con la Tunisia la cui efficacia è testimoniata dai numeri. L’accordo con l’Egitto va bene, il tema è urgente, ma l’accordo andava raggiunto dopo le elezioni. D’altronde Prodi, oggi padre nobile della sinistra – si dice così – della sinistra è stato il capo, tutto torna.

E il Prodi che canta la Marsigliese? Et voilà: «Riguardo alla difesa comune dell’Europa, la Francia, che detiene l’atomica, ha una responsabilità più grande e una leadership naturale, ma dovrà sbrigarsi a mettere l’arma nucleare a disposizione dell’Europa, visto l’aumento della spesa militare tedesca». Prodi, ieri all’Università di Pisa, ha rilanciato: «Oggi per creare una nuova politica di difesa comune, la Francia è la chiave, è l’unico Paese europeo che ha l’arma nucleare e il diritto di veto nel Consiglio dell’Onu. Se la mettesse a disposizione dell’Europa», ha continuato, «crescerebbe la Francia e crescerebbe l’Europa. Ma quando faccio questi discorsi in Francia c’è la tentazione di mettermi in un manicomio». Ci opponiamo e rientriamo nei confini.

 

 

 

L’APOCALISSE ROSSA

«Per governare il Paese serve un accordo, non si scappa», analizza, e l’ex premier propone al cosiddetto “campo largo”, «piccoli gruppi di lavoro, 5 o 10 persone dei vari partiti, che si riuniscano a partire da ora in modo informale ma fattivo su pochi temi». Ma se Pd e 5Stelle sono divisi perfino sulla guerra tra Russia e Ucraina, come fanno ad accordarsi sulle questioni minori? «Si confrontino su tutto, anche sulle armi a Kiev», roba da niente, insomma. «Prodi, lei ha rimpianti?». «Mi permetto di dire che se fossimo riusciti a portare a casa tutto il nostro programma, oggi il Paese sarebbe un po’ diverso». Il programma pensato da Giuliano Amato, Emma Bonino, Rosy Bindi, Pecoraro Scanio, Antonio Di Pietro e Livia Turco. Vengono i brividi. Buona giornata a tutti.

 

 

 

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