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Schlein-Meloni, salta il confronto tv? Indiscreto: nel Pd festeggiano

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"Una buona notizia per Elly", ironizza Dagospia rilanciando l'articolo del Messaggero secondo il quale sarebbe a forte rischio il famoso faccia a faccia televisivo tra la segretaria del Pd e Giorgia Meloni.

Uno scontro di cui si parla da mesi ma che ora la par condicio, rigorosissima nel mese che precederà le elezioni europee di giugno, potrebbe far saltare. Per la gioia di Elly Schlein, che contro una macchina da guerra nella comunicazione come la leader di Fratelli d'Italia e presidente del Consiglio, secondo molti esperti, avrebbe solo da perdere. E non è un caso che in vari retroscena incrociati dal Nazareno si sottolineasse già da settimane come in molti fossero andati in pressing sulla ex vicepresidente dell'Emilia Romagna per convincerla a fare un passo indietro ed evitare figuracce. Che stiano festeggiando tra i dem?

 

 

 

L'Agcom ha stilato una normativa sulle presenze politiche in tv, con la Rai chiamata ad adeguarsi e la Commissione di Vigilanza che sta valutando attentamente le modifiche. Secondo il quotidiano romano, dai prossimi giorni "le presenze in video o al microfono non solo si contano ma si pesano. Ovvero, i minuti della televisione non sono tutti uguali. Se un ministro, un deputato, un candidato parla in prima serata di fronte a milioni di persone, quello spazio vale oro. Vale invece meno se interviene all'una di notte, quando il politico si rivolge a insonni e sonnambuli". A decidere la valutazione su una eventuale violazione della par condicio, dunque, sarà anche lo share dei vari momenti televisivi presi in esame. 

 

 

 

Altro caposaldo del prossimo regolamento: tutti i partiti, dal primo all'ultimo, dovranno avere identico spazio televisivo. Un punto questo che mette a rischio, appunto, il "bilaterale" Schlein-Meloni "a meno che non si trovi la forma adatta per farlo svolgere e le modalità per organizzare eventi equivalenti per gli altri capi partito". Questo perché "un unico confronto tra due soli leader politici, ha stabilito l'Agcom e non da ora, non rispetta infatti i principi della legge 28 del 2000, quella principale su cui si basa la par condicio, perché escluderebbe arbitrariamente i rappresentanti delle altre formazioni". Tra le pieghe del regolamento, il divieto di fare propaganda politica nei programmi di intrattenimento e varietà.

 

 

 

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