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Salvini, in "Controvento" gli "scivoloni" di Draghi: "Come ha scelto i suoi ministri"

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Il giorno dopo le parole di Mario Draghi sul futuro dell'Ue, ecco le anticipazioni di Controvento, il libro di Matteo Salvini (272 pagine, casa editrice Piemme): una raffica di siluri in serie sull'ex premier. Dalla scelta dei ministri ai "mancati interventi sul fisco", fino alla decisiva partita del Quirinale con una domanda rimasta senza risposta.

Il leader della Lega e ministro dei Trasporti e Infrastrutture ripercorre in particolare le fasi delle ultime elezioni per il Colle: "All'inizio del 2022 - scrive Salvini nel libro - si giocò la delicata partita del successore di Sergio Mattarella. Nella conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio aveva fatto intendere di ritenere sostanzialmente conclusa la sua missione al governo. Un'uscita che in molti avevano letto come l'ammissione di voler puntare al Colle. Per la prima volta nella storia, il centrodestra partiva con numeri migliori rispetto al centrosinistra, ma non sufficienti a eleggere un proprio esponente senza il sostegno di almeno un pezzo dello schieramento rivale".

 

 

 

In un altro stralcio Salvini ricorda "un ultimo incontro con il presidente Draghi in cui sondava la disponibilità della Lega e del centrodestra in generale per un'eventuale sua ascesa al Colle. Alla mia domanda diretta: 'In caso di sua elezione che ne sarà del governo?', la risposta non arrivò. O meglio, ci fu un 'ne parleremo dopo...'".

 

 

 

Salvini parla di "scivoloni" da parte di Draghi, a cominciare dalla composizione della squadra di governo, di un "metodo evidentemente sbagliato". "Il Colle affidò l'incarico di formare un nuovo governo di emergenza nazionale a Draghi. Un nome di prestigio internazionale che circolava da tempo. Nel centrodestra, Draghi godeva di ottima considerazione" e poi il leader della Lega racconta che "telefonai a Mario Draghi quando il governo era tutto da costruire, e ci mettemmo d'accordo per vederci riservatamente. Il premier in pectore mostrò massima disponibilità a collaborare, pur consapevole della drammaticità del momento e della difficoltà generata da una maggioranza eterogenea". "Non potevamo immaginare l'evoluzione della crisi Covid con tutte le laceranti conseguenze, a partire dal dibattito sulle libertà personali, sull'equilibrio tra diritto alla salute e del lavoro, su green pass e vaccini", annota Salvini che passa poi a spiegare che "al di la' della cortesia dei primi approcci, il premier Draghi scelse di non condividere con i segretari dei partiti nemmeno la scelta dei ministri".

"Ricordo - rivela - che ero a casa, quando mi squillò il telefono. Palazzo Chigi. Da lì a dieci minuti, i nomi degli aspiranti ministri sarebbero stati consegnati al Colle. Ripeto: dieci minuti. Draghi mi comunicò di aver individuato in Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani i leghisti meritevoli di ottenere dei dicasteri. Nomi autorevoli che godono della mia totale stima e fiducia, ma il metodo - accusa - era evidentemente sbagliato. Peraltro, era opinione diffusa in tutti i partiti". "Non fu - sottolinea il leader della Lega - l'unico scivolone, perché nell'esecutivo che doveva essere dei migliori figuravano alcuni nomi francamente sconcertanti come la disastrosa Luciana Lamorgese confermata al Viminale, per non parlare di Roberto Speranza alla Salute, fino all'irriducibile Di Maio agli Esteri, non esattamente una partenza brillante".

Capitolo "pace fiscale": "Alla vigilia della prima manovra economica - scrive ancora Salvini - organizziamo una riunione informale della Lega con il ministro Giorgetti. Chiamai Draghi per confrontarmi su alcune misure e spiegare che la bozza del governo sulla rottamazione delle cartelle esattoriali era assolutamente insufficiente per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo ripromessi". "Chiamatelo saldo e stralcio, rottamazione o pace fiscale: l'importante è il risultato - prosegue Salvini nella sua ricostruzione -. Non è un premio ai furbi o ai delinquenti, ma un percorso ragionevole per restituire dignità e lavoro a chi si è trovato di fronte a difficoltà inaspettate. Purtroppo, nonostante le rassicurazioni del premier, quel governo non fece assolutamente nulla di utile in questa direzione". 

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