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25 Aprile, contro Meloni e pro-Palestina: il vero programma, è già iniziata la farsa

Massimo Sanvito
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Ma quale Liberazione... Il corteo del 25 aprile, a Milano, sarà una sfilata anti-governo in piena regola. Una grande adunata rossa contro il centrodestra che guida il Paese con una solida maggioranza benedetta dal voto degli italiani e dunque da screditare vista la canonica allergia dei compagni alle urne. Una manifestazione che dietro il paravento della libertà e dell’antifascismo si candida a diventare il ring dove bastonare Giorgia Meloni e soci senza concedere diritto di replica. «Contro gli attacchi alla Costituzione che l’attuale governo di estrema destra sta attuando attraverso l’introduzione del premierato e dell’autonomia differenziata, occorrerà mobilitarsi affermando con forza: “Giù le mani dalla Costituzione”», si legge nel documento intitolato “Viva la Repubblica Antifascista”, messo nero su bianco dal Comitato unitario antifascista che raccoglie le diverse anime della sinistra, più o meno istituzionale, incaricate dell’organizzazione della tradizionale sfilata. 

È un rincorrersi di attacchi e allarmi, ovviamente neri, che sembra un ciclostilato degli anni ’40 più che un manifesto stampato nell’anno domini 2024. «La ricorrenza del 25 aprile è il simbolo dell’Italia libera e liberata. Dopo venti mesi di Resistenza armata e un ventennio di dittatura, con uno straordinario tributo di sangue e di dolore finiva l’occupazione tedesca, finiva il fascismo, finiva la guerra e si avviava la costruzione di un nuovo Stato e di una nuova società», scrivono gli antifascisti militanti. La digressione storica prosegue: «Il 2 giugno del 1946 il popolo sceglieva la Repubblica e con la Costituzione del 1948 nasceva l’Italia democratica fondata sul lavoro, sulla solidarietà, sull’inclusione, sui diritti e che, dopo la tragedia della guerra voluta dal fascismo, ripudiava la guerra». Dunque? Ecco la bordata: «Oggi dopo 79 anni è necessario difendere quella storia e quei valori perché di straordinaria attualità». E ancora. «È necessario impedire qualsiasi attacco alla nostra democrazia e alle nostre libertà». All’armi! All’armi! All’armi son fascisti! Sarà un 25 aprile più politico e più rabbioso del solito. 

 

«Si rende necessario combattere per la piena applicazione della Costituzione in tutte le sue articolazioni, in particolare per far emergere la dignità del lavoro, l’importanza della sanità e della scuola pubblica, contrastando la solitudine sociale che sempre più si sta diffondendo», arringano Anpi e compagni. Manca solo l’annuncio di una prossima invasione di cavallette da nord a sud... E le guerre? Il ritornello è sempre lo stesso: «Con la crescita della militarizzazione, è urgente mettere in campo azioni politiche e diplomatiche per fermare i massacri delle popolazioni civili ed evitare la crescita esponenziale dei conflitti. È urgente un 25 aprile di liberazione dalla guerra: cessate il fuoco ovunque». Con tanti saluti alla Brigata Ebraica che due giorni fa ha proposto di aggiungere la parola “democrazia” a corredo dello slogan scelto dai partigiani – dunque, “Cessate il fuoco e democrazia ovunque” – ma è stata messa all’angolo senza troppi complimenti. Sia mai di scontentare chi vorrebbe cancellare Israele: Hamas e Iran. 

La comunità ebraica, invece, non ha ancora sciolto la riserva sulla propria partecipazione: col “cessate il fuoco ovunque”, dicono, «sarebbe stato come chiedere ai partigiani e agli Alleati di fermare la guerra nel 1944: non è accettabile, anche noi ucraini abbiamo diritto di vivere senza l’occupazione straniera». Da Milano a Vercelli. Dove l’Anpi provinciale è andata all’attacco del prefetto. La sua colpa? Aver optato per il professor Edoarto Tortarolo, del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale, come oratore in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza del 25 aprile. «La Prefettura, che da molti anni lasciava la scelta dell’oratore ufficiale all’Anpi, ha deciso di attivarsi e cercarselo in autonomia, purtroppo senza informarci in anticipo. L’oratpre ufficiale, per quanto uno storico degnissimo, non è stato designato dall’Anpi», ha detto il presidente Giacomo Ferrari. E così i partigiani, offesi, organizzeranno una propria manifestazione al termine di quella ufficiale. All’Università per stranieri di Siena, l’ateneo che settimana scorsa ha chiuso per Ramadan, l’Anpi celebrerà la Liberazione «con un incontro aperto dedicato a chi disse no al fascismo». Il rettore, Tomaso Montanari, indica la via: «Non credo ci sia bisogno di sottolineare le ragioni per cui questo 25 aprile appare particolarmente importante». “Attaccate il governo ovunque”. È questo il vero slogan...

 

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