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Carlo Calenda? Ha più liste che voti: ecco il suo nuovo logo

 Carlo Calenda

Francesco Storace
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Sta cosa delle pulci sta sfuggendo di mano, sfottono da Instagram appena compare il fantastico simbolo di Carlo Calenda e del suo esercito di disperati messi in campo per agguantare un complicatissimo quattro per cento alle Europee. “Siamo europei” è il motto – usato anche quando Calenda si candidò col Pd salvo mollarlo poco tempo dopo – e ci mancherebbe. Se avesse scritto “siamo africani” l’avrebbero scambiato per la ragione sociale. Uno slogan qualunque serve a caratterizzare aggregazioni senza identità. L’elettore che si troverà quel simbolo di fronte dovrà faticare non poco per individuare le otto “pulci” che accompagnano Calenda, che pure non è un gigante. Lui che predicava semplificazione in politica rischia di provocare un effetto devastante. Nel difficilissimo caso in cui riesca a superare il quorum, consentirà ai suoi complici elettorali di poter usufruire nel tempo del privilegio di non dover raccogliere firme per presentarsi al voto.

Un po’ come i 19 piccoli indiani di Cateno De Luca... Statisti de’ noantri. In pratica, fa notare Bidimedia, «se, ipoteticamente parlando, sia Libertà (di De Luca) che Azione superassero il 4%, alle prossime elezioni europee ci sarebbero quasi 30 partiti che potrebbero offrire (salvo cambiamenti di legge) il loro simbolo per evitare la raccolta firme». La chiamano democrazia, è solo un casino. E lui, il capo di Azione, dice riuscendo a non ridere che «noi andiamo in Europa con idee molto chiare e nette e la miglior squadra in termini di competenze», «facciamo un’operazione che per la prima volta vede riunirsi repubblicani, popolari, socialisti, liberali. Una grande formazione europeista che vuole il rafforzamento dell’Europa secondo la strada che Mario Draghi ha indicato: da condominio diventare grande potenza. E ci aspettiamo un ottimo risultato». I draghiani in formato Lilliput. Calenda ormai si applaude da solo. E si becca lo sfottò di Cateno De Luca. «Abbiamo fatto scuola, il “Modello Cateno” della lista Libertà ha folgorato sia Calenda che Renzi». Un altro che se non parla non campa. L’unica cosa vera che lascia capire il sicilianista di “Sud chiama Nord” – per l’occasione chiamato Libertà – è che queste ammucchiate rappresentano solo assalti al quorum senza alcun altra prospettiva se non quella di acciuffare l’elezione a Strasburgo.

 

 

 

Progetto politico pari a zero. Tre raggruppamenti che dovrebbero stare insieme con una missione chiara. Ci assomiglia ad esempio quello “Stati uniti d’Europa” messo assieme tra Renzi e la Bonino, anche se pure lì l’amalgama non è esattamente commestibile, ma almeno ci provano. Però, vivaddio un tentativo avrebbero potuto farlo: però sono leader litigiosi, uno più presuntuoso dell’altro, il giocattolo è roba loro e non intendono mollarlo. Rischiano tre flop, anche se quello posizionato meglio nei sondaggi è proprio Matteo Renzi. Gli altri due non li vedremo arrivare... Perché quando il dissenso personale tra leader – in particolare tra Calenda e Renzi – arriva oltre il livello di guardia, l’opinione pubblica se ne accorge e guarda altrove, se non decide addirittura di astenersi. Del resto, questa pare l’offerta politica in ogni elezione europea. Quel maledetto 4% di sbarramento causa ammucchiate indicibili mettendo contro persino chi è uguale all’altro: gli italiani assistono allo spettacolo e riesce difficile strappargli un applauso.

 

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