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Marco Tarquinio: "Israele fa pulizia etnica". Subito bufera, imbarazzo nel Pd

Elisa Calessi
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Dal «ma anche» dell’era Veltroni al «sceglieranno gli elettori». Sembra questa la strategia scelta da Elly Schlein e dal gruppo dirigente del Nazareno di fronte ai temi che dividono profondamente il Pd e che emergono in tutta la loro inconciliabilità, nel profilo delle candidature dem per le europee. Le liste del Pd, infatti, le rimettono in fila dietro i nomi dei candidati.

Visto che ci sono le preferenze, è il ragionamento, saranno gli elettori a stabilire chi deve prevalere. E così ecco che dietro alla ultra-pacifista Cecilia Strada, erede del fondatore di Emergency, capolista al Nord Ovest, troviamo, l’europarlamentare uscente Irene Tinagli, tra le più convinte sostenitrici dell’invio di armi all’Ucraina. Accanto a Eleonora Evi, ex Verde, contrarissima al sostegno militare troviamo Emanuele Fiano, che invece la pensa come Tinagli e come Giorgio Gori. Così nella circoscrizione Sud, sotto Lucia Annunziata, capolista e assolutamente a favore della linea di sostegno a Kiev, troviamo la sardina Jasmine Cristallo, che poche settimane fa, ha orgogliosamente rivendicato di essere «pacifista» e «contraria all’invio di armi all’Ucraina». Problemi con il fatto che il Pd ha sempre votato per mandare le armi a Kiev? Nessuno. È il Pd, ha spiegato, che ha cambiato linea: «Prima era difficile parlare di pace, c’era solo la direzione che spingeva per l’invio di armi mentre ora è in atto un dibattito molto articolato».

 



Del resto, nel proporre loro la candidatura, a nessuno è stato chiesto di rinnegare le proprie posizioni. Anzi. E così, dopo Cecilia Strada, che l’altro giorno, intervenendo in radio a L'attimo fuggente, aveva fatto discutere per le sue parole («Dopo due anni dall’inizio della guerra, se fosse bastato il sostegno militare e l'invio delle armi, staremmo festeggiando l'Ucraina in pace, invece stiamo ancora contando i morti»), ieri si è fatto il bis con Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire. Sempre durante la stessa trasmissione, alla domanda se il Pd cambierà idea sull’invio di armi, ha risposto così: «Se un partito di sinistra non è in grado di tenere alta l’idea che la politica e la diplomazia valgono più delle armi e che la pace è l’obiettivo da realizzare, ma che cosa sta dicendo al mondo, alla società alla quale si rivolge, all’Europa che vogliamo fare?».

Per essere chiaro: «Sono contrario all’invio di armi in qualunque teatro di guerra. La situazione in Ucraina, che abbiamo inzeppato di armi, si sta solo aggravando». Quanto alla guerra in Medio Oriente, «Israele sta compiendo un’operazione di pulizia etnica. C’è una tendenza a svuotare un territorio da quelli che lo abitano, si chiama “Domicidio”, la distruzione sistematica delle case». La libertà, scevra da alcun imbarazzo, con cui sia Tarquinio che Strada esprimono posizioni in contrasto con quelle tenute in Parlamento dal Pd può avere solo due spiegazioni: o vogliono incorrere in una reprimenda (mai arrivata) oppure nell’accettare la candidatura hanno avuto rassicurazioni di poter liberamente esprimere la loro posizione. Tanto, poi, decideranno gli elettori...

 

 

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