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Rai, le pressioni del Soviet per convincere a scioperare contro "il regime di Tele-Meloni"

Alessandro Gonzato
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Tovarishch. I leader dello sciopero anti-Meloni del “Soviet Rai”, previsto per domani, saranno Sigfrido Ranucci e Serena Bortone, quest’ultima megafono del “martire” Antonio Scurati. Sigfrido, ormai da tempo, è il gran fustigatore delle «destre». Domani la nuova coppia anti-regime terrà una conferenza nella sede della stampa estera. Mancherà solo, forse, il dem Sandro Ruotolo, braccio sinistro della Schlein ed ex giornalista Rai, ma non escludiamo che all’ultimo in segno di solidarietà verso i vecchi colleghi Ruotolo possa incatenarsi i baffoni al cavallo di Viale Mazzini. Nitriti democratici. Ci arriviamo.

IL VENTO È CAMBIATO
Intanto diciamo che per la prima volta il “Soviet” della Rai trema. I tempi dei tazebao sono andati. L’Usigrai, lo storico sindacato “rosso” di Viale Mazzini, teme che lo sciopero di domani non impedisca al servizio pubblico di mandare in onda regolarmente gran parte dei tiggìe delle trasmissioni. I “compagni” temono che venga boicottato il boicottaggio.

 

 

 

All’Usigrai è tutta una chiamata e un messaggio agli iscritti: mi raccomando, aderite, fate sentire la vostra voce. Sono in corso “pressioni” per far saltare il riposo settimanale e inserire il personale nell’orario dello sciopero, così da accrescerne il numero dei partecipanti. Tutto lecito, per carità, ma siamo alla guerriglia, a un mese dalle elezioni europee, il vero obiettivo.

 

 

 

Il “Soviet” ha paura che la nuova associazione “Unirai”, nata a novembre, «boicotti» lo sciopero, ma più che un boicottaggio sarebbe una sacrosanta scelta di lavorare, di fornire un servizio per il quale tutti paghiamo il canone. Sono molti poi i giornalisti che non vogliono rinunciare aun giorno di stipendio, anche tra l’Usigrai, per una protesta molto più politica che sindacale.

Dal “Soviet” partono cannonate: «Unirai è uno pseudo sindacato noto solo per indebolire la rappresentanza e la voce dei lavoratori». Usigrai, facendo altre pressioni sui giornalisti, chiede addirittura che l’azienda non trasmetta nei telegiornali e in tutte le altre trasmissioni servizi e approfondimenti realizzati nei giorni precedenti: il rischio – per l’Usigrai – è che il pubblico pensi che i giornalisti che li hanno realizzati non abbiano poi scioperato. Unirai, rappresentata dal segretario Francesco Palese, risponde: «Domani i nostri giornalisti saranno regolarmente sul posto di lavoro per garantire agli utenti la normale informazione del servizio pubblico. Lo ha confermato all’unanimità l’assemblea degli iscritti». Veniamo alla conferenza di Ranucci e Bortone.

Con loro ci saranno il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, e Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione nazionale della stampa. Il gruppone tuonerà dalla scrivania della stampa estera, e l’intento è chiaro: lanciare urbi et orbi il messaggio che in Italia non c’è più libertà di informazione, c’è Tele-Meloni, le opposizioni non hanno spazio, come ha fatto a febbraio l’irresistibile coppia Schlein-Ruotolo davanti alla Rai, peraltro con tempismo perfetto dato che l’hanno fatto nei giorni in cui tutti i dirigenti erano a Sanremo per il Festival. E vabbè, per Elly comunque vada è un successo. Anche ieri la segretaria è tornata a denunciare «l’occupazione militare del servizio pubblico che tale smette di essere per diventare megafono del governo», e aveva fatto lo stesso quando diceva che il Tg1 non le dava spazio ma poi i dati hanno dimostrato che aveva più spazio della Meloni. Un minuto dopo la conferenza dell’Usigrai prevediamo comunicati tambureggianti del Pd, già confezionati e pronti al consumo. 

 

 

 

STRAMBATA
Lo sciopero “rosso” era partito al grido di «c’è un controllo asfissiante sul lavoro giornalistico». E però alla luce di alcune annunciate defezioni, anche da parte di cronisti che hanno sempre aderito alle mobilitazioni, c’è stata una virata – diciamo pure una strambata – verso questioni più tecniche, come la cancellazione del premio di risultato (l’Usigrai lo pretende a prescindere), fino all’assunzione di nuovo giornalisti, che in Rai sono 2mila. È una strategia – date le tempistiche non proprio napoleonica – per allargare le adesioni. Il Tg3, storicamente spostato a sinistra, è l’unico sicuro di aderire quasi al cento per cento. Poi ci sarà una forte adesione nelle testate regionali (TgR) ma per la prima volta ci saranno redazioni che si dissoceranno. Il Tg1 assicurerà un servizio regolare. Dovrebbe riuscirsi pure il Tg2. Colleghi dell’Unirai sono certi che nemmeno i talkshow e gli approfondimenti subiranno disagi. Più incerta la situazione di RaiSport, e Rainews.

L’Usigrai sta facendo circolare vorticosamente le “Faq” per rispondere alle domande più frequenti degli iscritti. «Più che Faq sono fake», ironizza con Libero una giornalista Rai di lungo corso, «alcune informazioni sono distorte». Nel frattempo oggila Bortone, volto Rai, per la prima volta sarà a “Verissimo”, su Canale5. Ha un libro in promozione e una conferenza stampa, domani.

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