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Giovanni Toti, la richiesta di arresto a dicembre: giustizia ad orologeria?

Giovanni Toti

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L'arresto ai domiciliari per corruzione del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha sconvolto la politica. Ma a sconvolgere dovrebbero essere anche la tempistica di questa inchiesta e le misure cautelari. Il governatore e leader di Noi Moderati, infatti, risulta intercettato già a partire dal 2021 e la richiesta di arresto è del dicembre scorso. Perché arrestarlo a tre settimane dal voto e dopo cinque mesi dalla richiesta di custodia cautelare? Se poteva reiterare il reato o essere pericoloso o ancora fuggire, perché non lo si è arrestato subito?

"Certamente la tempistica tra le richieste della Procura, datata 27 dicembre 2023, e la decisione del giudice arrivata solo adesso fa riflettere", osserva il vicepresidente di Forza Italia alla Camera Giorgio Mulè. "Ma tutto ciò, così come l’impianto accusatorio, è bene che trovi il giusto contrappeso nelle argomentazioni della difesa e nelle successive decisioni che adotteranno i giudici".

 

 

Intanto l’indagine della magistratura non si ferma ed è tempo, al Palazzo di giustizia, di fissare gli interrogatori di garanzia per i protagonisti dell’inchiesta. Il calendario sarà stilato in queste ore. Il primo che comparirà (non prima di domani 9 maggio) davanti al gip Paola Faggioni sarà l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale presidente del colosso energetico Iren, Paolo Emilio Signorini, l’unico detenuto (a Marassi) di un’inchiesta che conta 25 indagati e che ha portato a dieci misure cautelari. 

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti esiste un sistema di potere fatto di favori e tangenti tra amministrazione pubblica (Regione e Autorità portuale) e aziende. Uno schema in cui il governatore, Signorini, l’imprenditore della logistica Aldo Spinelli - tratteggiato come lo ’zar’ del porto in città - e Matteo Cozzani capo di gabinetto del governatore avrebbero un ruolo da protagonisti. 

 

 

In particolare, Cozzani è accusato del reato di corruzione elettorale aggravato dalla finalità di agevolare l’attività di un clan mafioso. Durante la campagna elettorale per le regionali del 2020 figure vicine alla comunità siciliana riesina (i gemelli Testa) avrebbero portato voti (almeno 400) in cambio della promessa di posti di lavoro e case popolari: meccanismo di cui, secondo i pm della procura guidata da Nicola Piacente, Toti sarebbe stato al corrente.

Tra le accuse, c’è anche quella che il governatore avrebbe accettato da Spinelli 74mila euro per "trovare una soluzione" per privatizzare la spiaggia di Punta Dell’Olmo e avrebbe facilitato la concessione di spazi portuali. A Toti - che trascorrerà i domiciliari nella casa di Ameglia - e Cozzani, viene contestato inoltre di avere accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione Esselunga (società estranea, ndr), di un finanziamento illecito attraverso il pagamento occulto della pubblicità per il voto del 2022 a fronte dell’impegno di sbloccare le pratiche per aprire due supermercati. 

 

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