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Roberto Salis: "Temo per l'incolumità di Ilaria"

Daniele Dell'Orco
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L’approdo di Ilaria Salis ai domiciliari è questione di ore. La 39enne insegnante di Monza potrà lasciare probabilmente il carcere di Budapest, dov’è rinchiusa da oltre un anno, giovedì prossimo. L’avvocato Gyorgy Magyar, che la assiste in Ungheria, ha ricevuto dal padre Roberto Salis notifica del versamento della cauzione, che sarà visibile sui conti magiari non prima di martedì per via delle festività di Pentecoste. A quel punto il legale inoltrerà la somma sul conto della Corte che, appena l’avrà ricevuta, ordinerà l’esecuzione della custodia cautelare ai domiciliari.


Intanto Roberto Salis si sta già portando avanti e immaginando la ressa fuori dal carcere di Budapest invoca riserbo: «Chiediamo a tutti i giornalisti di non presentarsi, perché ci sono forti timori per la sua sicurezza e quindi, quando uscirà, andrà nel suo domicilio in modo riservato. Sono stati sempre sensibili e comprensivi, chiediamo di capire la situazione e di garantire la sicurezza a Ilaria e alle persone che sono a lei vicine». Certo una richiesta che sembra un po’ paradossale, visto che la mediaticità del caso è stata iperbolizzata nel corso dei mesi, con tanto di candidatura della Salis alle prossime elezioni europee nelle fila di Alleanza Verdi-Sinistra, proprio da chi ora chiede riservatezza per via di non meglio precisati «rischi».
In Romania è ben diversa la situazione di Filippo Mosca e Luca Cammalleri, i giovani di Caltanissetta rinchiusi nel carcere di Porta Alba, a Costanza, da oltre un anno.

 

 

 

L’Appello ha infatti confermato la condanna a 8 anni e 3 mesi di reclusione per l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Stessa condanna per un’altra connazionale, della quale non si conosce la identità. Sul sito dello stesso tribunale di Costanza si legge che i giudici «respingono, poiché infondati, i ricorsi contro la sentenza penale» e confermano la condanna del 22 dicembre 2023. Nelle scorse ore aveva espresso le sue sensazioni Ornella Matraxia, madre di Filippo Mosca. La donna ha attaccato le autorità italiane peri tentativi, sostanzialmente vani (cosìsostiene), di coinvolgere le istituzioni politiche nel caso del figlio, soprattutto dopo la denuncia delle condizioni disumane cui il 29enne è sottoposto nelle carceri rumene: «Ho scritto al presidente Mattarella, senza ottenere risposta, mentre l’atteggiamento del ministro Tajani, che ha allargato le braccia dicendo di non poter fare nulla, non mi è «sembrato propositivo».

 

 

 

 

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