Cerca
Cerca
+

L'allarme di Repubblica: anche a sinistra c'è qualcuno che potrebbe votare Vannacci

Generale Vannacci

Francesco Storace
  • a
  • a
  • a

Repubblica lancia l’allarme: Vannacci sfonda a sinistra. Nella sua edizione napoletana, il quotidiano ha pubblicato ieri mattina una analisi abbastanza interessante, sotto forma di lettera ma nella pagina dei commenti. La firma Luigi Perna, che si fregia di essere un militante «iscritto al Partito Democratico» e da sempre a sinistra.

In sostanza, la denuncia accorata di un voto massiccio in direzione del generale e della Lega che lo candida. Il consenso da sinistra, una prova del mondo al contrario, potremmo dire.

L’autore afferma che è comprensibile «l’accanimento», così lo definisce, di gran parte «della classe dirigente»- anche qui una distinzione col popolo – del centrosinistra contro le posizioni espresse da Vannacci.

Tali posizioni «sono utili certamente a rafforzare l’orientamento di coloro i quali già sostengono i partiti dell’opposizione, ma non aiutano a comprendere i motivi profondi che determineranno, fra qualche settimana, la valanga di voti di cui egli e il partito di Salvini beneficeranno». Valanga di voti, ha scritto proprio così.

 

 

DA NON LIQUIDARE - E si presenta in questo modo nella lettera titolata da Repubblica “Vannacci interroga la sinistra”: «Sono iscritto al Partito Democratico, ho sempre votato e militato nella parte sinistra dello schieramento politico e continuerò a farlo, e proprio per questo, anzi soprattutto per questo, provo a ragionare sul perché tanta gente che incontro per strada, potenzialmente nostri elettori, voteranno per Vannacci».

Il che pare abbastanza clamoroso. Anche perché espresso con esemplare chiarezza: «È troppo facile liquidare la questione definendo le sue idee come una banale somma di battute da bar dello sport. È questa la sensazione che ho avuto anche io leggendo il suo libro, ma il consenso di cui godono molti concetti in esso rappresentati si fonda, a mio avviso, su esigenze reali del Paese che il mio partito, e in generale, la sinistra, fanno fatica ad intercettare. Sono anni che temi quali la patria e la sicurezza dei cittadini sono stati delegati alla propaganda della destra, in modo suicida e dimenticando che anche sul piano ideologico il Partito Comunista Italiano, una delle colonne storiche fondatrici del Partito Democratico, aveva una politica chiaramente nazionale e anche in tema di sicurezza, al netto degli estremisti di alcune frange movimentiste, aveva le idee molto chiare».

 

 

MINORANZE NON PRIORITARIE - Ma come, ora ci sono altre priorità caro Perna. Lui, però, le confina in retrovia: «I diritti delle persone, delle minoranze, degli omosessuali, sono temi importanti che devono certamente far parte della piattaforma politica del principale partito della sinistra, ma non possono diventare, come di fatto sono diventati, la bandiera caratterizzante, identitaria, della proposta politica che si candida a cambiare i rapporti di forza nel Paese. Ci sono temi quali il lavoro, la casa, la povertà sempre più diffusa, il sostegno alle famiglie, una politica migratoria che tenga conto dei problemi dell’Italia, che vengono prima dei diritti delle minoranze. Non si tratta di escludere dal programma tante sacrosante battaglie finora portate avanti ma di caratterizzarsi come forza politica realmente maggioritaria, che guarda ai sentimenti e alle esigenze della maggioranza dei cittadini e che ha una scala di priorità che punta a conquistare il consenso necessario per ribaltare quella che sembra una inarrestabile tendenza a destra dei flussi elettorali».

Chissà se l’avranno fatta leggere ad Elly Schlein, la lettera del compagno Perna. Ma se Repubblica - di Napoli ha dato tanto spazio ad un iscritto al Pd è perché è evidente che il passaparola in favore di Vannacci si fa pressante. Un tempo era il governatore De Luca a intercettare un consenso da sceriffo del sud, ora - logorato dal potere - nemmeno lui basta più, anche per lo scontro continuo di cui si rende protagonista soprattutto nel suo partito. Ed è significativo che l’ammissione della debolezza della sinistra sui temi forti e identitari della destra venga proprio da un iscritto al Pd. La sensazione è che non sarà l’unico.  

Dai blog