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Test di italiano per gli studenti stranieri: fatti e non parole

Francesco Storace
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Fatti e non parole. Anzi, parole (in italiano) che sono fatti: il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha portato ieri in consiglio dei ministri – che lo ha approvato – un decreto legge per far sì che gli stranieri nelle classi italiane studino la lingua nazionale per potersi integrare con serietà. «Il provvedimento rappresenta una pietra miliare nella politica del governo» dice Valditara «per una vera eguaglianza di tutti gli studenti. Per gli stranieri il nostro obiettivo è consentire a ciascuno di avere una adeguata conoscenza della lingua italiana, primo, fondamentale passo per una reale inclusione».

Le misure sono rivolte, infatti, a quegli alunni stranieri che, soprattutto se neoarrivati in Italia, non possiedono un adeguato livello di conoscenza della lingua italiana come lingua di comunicazione e (conseguentemente) di studio, e che mantengono gravi deficit di conoscenza della lingua nel percorso successivo. Basti pensare che il tasso di dispersione scolastica per questi studenti stranieri si attesta, infatti, a oltre il 30% a fronte di una dispersione degli studenti italiani pari ad appena il 9,8%.

Per queste ragioni, si prevede, da una parte, la possibilità per le scuole- già per il prossimo anno scolastico - di accedere a specifici progetti Pon volti ad assicurare il potenziamento dell’apprendimento della lingua italiana; dall’altra, di avviare un percorso che porterà, attraverso la rimodulazione degli organici, ad introdurre, per le classi con un numero di studenti stranieri neoarrivati in Italia, e con deficit nella lingua, pari o superiore al 20%, un docente con una formazione ad hoc. In sostanza, le scuole dovranno accertare la conoscenza della lingua e intervenire per superare il deficit.

«Non è una iniziativa spot», ha tenuto a specificare il ministro, «ma una grande iniziativa che prevede risorse molto significative per formare docenti specializzati nell'insegnamento della lingua italiana di ragazzi che non hanno alcuna conoscenza della nostra lingua, che non sanno nemmeno dire buongiorno o buonasera, e che sono quelli più fragili. È una norma di grande civiltà, molto inclusiva, non discrimina: i ragazzi stranieri vengono immessi nella classe con gli altri ma avranno corsi di italiano potenziati perchè rispetto agli altri ragazzi loro non la conoscono».

Il provvedimento approvato dal governo prevede anche norme sulla mobilità dei presidi ed è stato salutato con soddisfazione dal sindacato di categoria “DirigentiScuola”. «Il ministro ha mantenuto le promesse, una battaglia che perdurava da anni ora sembra finalmente giunta a conclusione. È, senza alcun dubbio, una vittoria di “DirigentiScuola” che con spirito di collaborazione con le istituzioni, anche con feroci critiche ma mai in contrapposizione apodittica, ha sempre portato avanti le corrette rivendicazioni della categoria.

Ora continueremo a sorvegliare ma soprattutto a supportare l’Amministrazione, lungo tutto il percorso del compimento di quanto fin qui realizzato». Questo il commento del sindacato dei presidi guidato da Attilio Fratta, alla luce del decreto appena approvato dal governo con provvedimento sulla mobilità straordinaria dei presidi e misure in materia di valutazione dei dirigenti scolastici.

La mobilità straordinaria dei dirigenti scolastici prevede che siano disponibili per le operazioni di mobilità dei dirigenti scolastici per il 2024-25 il 100 per cento dei posti vacanti in ciascuna regione, ad eccezione dei posti riservati al concorso ordinario. Qualora questo concorso non si dovesse concludere in tempo utile per le immissioni in ruolo, alla mobilità regionale può essere destinato, in aggiunta a quanto previsto al primo periodo, un ulteriore numero di posti, nel limite del 50 per cento del contingente regionale del concorso medesimo.

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