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Tajani bacchetta il cancelliere tedesco: "FdI partito estremista?", risposta da applausi

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Fabio Rubini
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Nella conferenza finale del G7 Giorgia Meloni ha appena spiegato che se l’Europa «traduce il voto col fatto che va tutto bene, sarebbe una lettura un po’ distorta». Poco dopo, mentre si trasferisce da Bari alla Svizzera per la conferenza di pace sull’Ucraina, il cancelliere tedeso Olaf Scholz decide di sparare a palle incatenate contro il premier italiano: «Non è un segreto che la premier Giorgia Meloni sia all’estrema destra dello spettro politico» e che «ci sono differenze politiche che sono abbastanza evidenti e che significano anche che lavoriamo in famiglie di partiti molto diverse in Europa».

E ancora: «Penso che sia molto importante che il futuro presidente della Commissione Ue possa fare affidamento sui tradizionali partiti democratici, cioè i conservatori che fanno parte del Ppe, i Socialisti e i Liberali. Dopo i risultati delle europee». Chiusura tragicomica: «Questa alleanza potrebbe funzionare». All’attacco a freddo a Meloni ha subito risposto il vicepremier Antonio Tajani: «L’Ecr non è un partito di estrema destra, perché alla sua destra c’è Identità e Democrazia. Giorgia Meloni è il leader del partito conservatore. Siamo tutti in campagna elettorale, ognuno usa le parole che vuole, ma mi sembra assolutamente fuori luogo accusare il presidente del Consiglio di essere una persona di estrema destra».

 

 

Poi Tajani rincarala dose: «Meloni è una conservatrice, ma tra destra ed estrema destra... è come dire che lui è di estrema sinistra. Lui è di sinistra, ma non di estrema sinistra, secondo me. Bisogna sempre usare, soprattutto quando si hanno incarichi di governo, un linguaggio consono al ruolo che si riveste. Sono sempre per usare un linguaggio rispettoso, perché si combattono le idee, mai le persone». Tajani si mostra prudente anche sul futuro dell’Unione europea. Certo il Ppe avanzerà le candidature che riterrà opportuno, ma non prima di capire quello che succederà col voto in Francia: «Non bisogna perdere tempo sull’elezione del presidente del Parlamento europeo: è il primo passo. Il Ppe rilancia la riconferma di Roberta Metsola». Per quanto riguarda l’elezione della presidenza della Commissione Ue «il Ppe proporrà von der Leyen. Chiudere a luglio? Vediamo cosa si deciderà in Francia, non bisogna fare forzature. 

 

 

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