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Il caso Ilaria Salis? Legge e buonsenso non hanno casa nel Pd

 Nicola Fratoianni

Pietro Senaldi
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Le 176mila preferenze ottenute da Ilaria Salis alle Europee hanno confuso alquanto la sinistra. La maestra è stata candidata da Sinistra e Verdi, e votata, per sottrarla alla giustizia ungherese, che la stava processando in catene. La ribalta pubblica della donna, accusata a Budapest di gravi violenze a danno di estremisti di destra, e perciò santificata dai progressisti come antifascista, ha portato alla luce un curriculum di dubbia legalità della candidata. In particolare, prima dell’arresto all’estero, in patria la Salis ha occupato illegalmente più di un alloggio popolare, facendo resistenza alle forze dell’ordine, rimediando 4 condanne e 29 denunce e, secondo l’Aler, maturando un debito con l’edilizia pubblica di oltre 90mila euro. Tutte cose, a parte la somma che non vuole sborsare, che Ilaria rivendica orgogliosamente, arrivando a dire che «occupare è logorante»; figurarsi lavorare per comprarsi casa.
Per giustificare la loro eletta, Fratoianni e soci hanno iniziato a sostenere che le occupazioni abusive non sono un reato ma un’azione di grande valore sociale. E il Pd, confondendo lo sparuto partito degli occupanti, ovverosia gli elettori della Salis, con la maggioranza degli italiani, il 71% dei quali vive nella casa che si è comprato o ha ereditato, gli è andato subito dietro.


«In Lombardia ci sono 19mila case vuote ma la destra pensa alla Salis» ha tuonato il consigliere regionale Pierfrancesco Majorino, come se il profilo di chi ci rappresenta a Bruxelles non fosse una questione di interesse nazionale. Non c’è molto da stupirsi. D’altronde, Elly Schlein aveva messo nel suo programma per conquistare la segreteria dem l’esproprio delle case private sfitte, ha cercato di candidare Ilaria e ora sta rilanciando l’emergenza abitativa come un cavallo di battaglia della sua politica d’opposizione. Intendiamoci, Libero non intende affatto minimizzare il problema degli alloggi popolari e di garantire una casa dignitosa a chi è in difficoltà. Semplicemente, sosteniamo che questo non può avvenire in barba ai diritti chi la casa se la è comprata o dei cittadini non abbienti ma rispettosi delle leggi che si mettono in graduatoria perché lo stato gli assegni un’abitazione. Giustificare le occupazioni in nome dell’emergenza casa, come fanno Verdi e Sinistra, o perfino il Pd, non è una soluzione ma una pura risposta demagogica che non risolve nulla, tanto meno i problemi di chi aspetta un immobile e se lo vede invadere da qualcuno più prepotente di lui o di chi, allontanatosi dal proprio alloggio per esigenze di forza maggiore, quando torna se lo ritrova occupato da abusivi che nel frattempo hanno cambiato la serratura.

 


Il problema abitativo delle classi povere si risolve con la ricetta sperimentata dal leader democristiano Amintore Fanfani negli anni Cinquanta, ovverosia costruendo edilizia popolare di qualità eccellente. Questo però Elly Schlein e compagni non lo possono dire, perché la soluzione di buon senso e reale solidarietà va contro il castello ideologico che la sinistra ambientalista e delle zone a traffico limitato ha costruito in tutti questi anni. Anziché badare ai bisogni reali dei cittadini, i dem hanno fatto battaglie contro la cementificazione, denunciato il consumo del suolo pubblico, promosso piani regolatori che impedivano la costruzione di edifici che non fossero extralusso, ultramoderni, totalmente sostenibili, costosissimi, fornito appoggio a tutte le politiche verdi volte a mettere fuori legge la maggior parte degli edifici italiani e la totalità di quelli popolari. Insomma, hanno contribuito a rendere il mercato immobiliare una nicchia per ricchi nei centri delle città e nelle località di pregio o una distesa di mattoni senza più alcun valore nel resto d’Italia, con tanti saluti al ceto medio e a quello piccolo.


Ma certo, piuttosto che farsi paladino di una fattiva politica di edilizia popolare, per il Pd è molto più comodo sposare la causa delle occupazioni abusive, fingendo che siano atti nobili ed eroici, logoranti per chili fa, come direbbe la Salis, anziché una prepotenza fuori legge che inscena una guerra tra poveri dove il più spregiudicato e violento vince sempre. Anziché aiutare a risolvere un problema, meglio dare legittimità politica a chi contribuisce ad aggravarlo, per poi cavalcarlo. Complice del disagio e sfruttatrice dello stesso: Ilaria Salis lo ha fatto a proprio vantaggio, Elly Schlein lo fa nella speranza che il suo partito, dopo aver drenato consenso ai grillini, rubi un po’ di voti a Verdi e Sinistra. 

 

 

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