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Perugia, Andrea Ferroni nello staff del sindaco? Kiev lo accusava di terrorismo

Daniele Dell'Orco
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Tra i più rumorosi “trionfi” del centrosinistra alle scorse amministrative, quelle cioè che avrebbero sancito chissà quale grande cambio di rotta in un Paese che appena una decina di giorni prima aveva proiettato quasi al 30% alle Europee il partito del premier, cioè Fratelli d’Italia, c’è la città di Perugia. Dopo un primo turno sul filo di lana, nel capoluogo umbro anche il ballottaggio è stato combattuto. Da sempre, però, i secondi turni sorridono al centrosinistra. E infatti a Perugia l’ha spuntata Vittoria Ferdinandi, a capo della coalizione “Alleanza per la Vittoria”, a scapito della candidata del centrodestra Margherita Scoccia. Perugia è così tornata “rossa” dopo 10 annidi amministrazioni di destra. Ferdinandi, prima donna a ricoprire questo ruolo nel capoluogo umbro, dopo essere stata ufficialmente proclamata ha cominciato ieri a lavorare nel suo ufficio a palazzo dei Priori, dove ad attenderla c'erano dirigenti, funzionari e lavoratori del Comune.

«Oggi è un appuntamento solenne per chi come me ha avuto sempre rispetto per le istituzioni perché è una responsabilità grande quella di diventare custode di una città intera», ha detto durante una conferenza stampa con indosso la fascia tricolore. Un “rispetto per le istituzioni” bisognerebbe capire quanto condiviso da Andrea Ferroni, responsabile politico della campagna di Ferdinandi e destinato quindi ad accompagnarla in questa avventura da primo cittadino.

Ferroni, già coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti e una vita spesa nel mondo dell’antifascismo radicale, vanta in curriculum una richiesta di processo nientemeno che per terrorismo. Un’accusa pesantissima che risale al 2017, quando si recò nel Donbass insieme alla “Carovana Antifascista”, un’iniziativa organizzata da formazioni antagoniste non ultima la band ska “Banda Bassotti” in supporto delle neonate, all’epoca, Repubbliche separatiste di Donetsk e di Lugansk. Nello specifico, i comunisti nostalgici dello stalinismo che sostengono la Russia nel conflitto in Ucraina da sempre supportano non tanto il separatismo filorusso quanto la lotta politica dei russi contro il “nazismo” di Kiev. Gli organizzatori della “Carovana Antifascista”, che ufficialmente si recavano in Donbass per consegnare aiuti umanitari, avevano stabilito rapporti con la “Brigata Prizrak” fondata da Alekséj0 Mozgovój, nativo dell’Ucraina orientale e da subito attivo nella ribellione contro il governo post-Maidan.

 

 

 

La sua Brigata, dall’accento fortemente comunista, è diventata negli anni una sorta di Legione Internazionale per combattenti nostalgici dell’Urss, attirandone a decine dal mondo dell’estrema sinistra anarchica e comunista da Spagna, Cile, Francia, Germania, Stati Uniti, Brasile, Regno Unito e ovviamente Italia. Tra loro anche Alberto Fazolo e Edy Ongaro, quest’ultimo morto in battaglia il 30 marzo 2022. Andrea Ferroni ai tempi, insieme a Eleonora Forenza, all’epoca europarlamentare eletta nella lista “L'Altra Europa con Tsipras”, subiva, magari subisce ancora, il fascino dell’internazionalismo soviettista. Il governo ucraino, per quella trasferta, chiese a quello italiano di arrestare tutti i partecipanti alla carovana ed estradarli al fine di processarli per terrorismo. Richiesta che non venne accolta dall’Italia. Ma chissà se il sindaco Ferdinandi e il campo largo della sinistra perugina, in un momento in cui tutto l’Occidente sostiene Kiev, del curriculum di Ferroni vadano fieri.

 

 

 

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