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Patrimoniale, Andrea Orlando: "Concentrazioni di ricchezza non compatibili con la democrazia"

Alessandro Gonzato
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Ci ha imposto la “tassa Soumahoro”, poi l’“imposta Salis”, e ora l’arruffatissimo Angelo Bonelli – su di giri per l’ammucchiata francese anti-Le Pen – brama di tartassare gli italiani. «Non è una bestemmia proporre una patrimoniale per finanziare la sanità pubblica salvaguardando il ceto medio e proteggendo quello popolare», ha detto ieri a Repubblica, proprio nel giorno in cui Libero ha titolato “Ghigliottina patrimoniale”, evidenziando che il piano delle opposizioni è quello di unirsi sotto la bandiera della nuova gabella. Elly Schlein ha proposto un tributo contro «i ricchi», e però è il solito trucco per tentare di mettere le mani nelle tasche anche degli italiani che ricchi non sono, la storia insegna.

In Francia il Nuovo Fronte Popolare, l’insalata nizzarda scondita da Mélenchon, ha appena chiesto la nomina di un primo ministro che attui il proprio programma elettorale, a partire da una tassa del 90% sui redditi superiori ai 400mila euro. Un bel gruzzolo, certo, ma sono lordi, quindi vanno quasi dimezzati; poi in Francia gli stipendi sono più alti dei nostri, e in più non è chiaro se nei 400mila euro verranno conteggiati anche gli immobili o altri beni, eventualità che imporrebbe un bagno di sangue a buona parte della popolazione. Ma al Bonelli non importa. Il padre putativo (col “rosso” Nicola Fratoianni) del deputato con gli stivali infangati e dell’occupatrice abusiva addirittura rilancia. In un altro intervento, stavolta sul Foglio, afferma di nuovo che «non è una bestemmia pensare di poter tassare i grandi patrimoni», ma stavolta vola sui 5-10 milioni di euro, «in modo da poter finanziare le politiche sociali e una transazione ecologica socialmente sostenibile».

 

 

 

E però qui il Bonelli, propugnatore di ogni “tassa-verde” possibile e (in)immaginabile, compie salto un immortale. Angelo si consegna alla storia. Dice, l’arruffatissimo: «Bisogna cominciare a dare una risposa all’interrogativo “chi paga la transizione verde?”». Proprio così: prima è andato in estasi di fronte alla direttiva sulle “case green”; ha esultato come un dannato per lo stop alla produzione di auto a benzina e diesel dal 2035; il Bonelli vuole imporci un mondo a emissioni zero e solo adesso, dopo anni di propaganda, si chiede con quali soldi. Bonelli è una garanzia.

«Una delle prime battaglie che dovremo fare a livello europeo», sottolinea il “Verde”, pure con un certo piglio, «è quella per l’implementazione del fondo sociale per il clima, per fare sì che la transizione sia sostenibile per ceti medi e piccole medie imprese». Ripetiamo: non l’ha detto un politico di centrodestra. È lo stesso Bonelli che qualche settimana fa ha dichiarato in radio che lui la doccia se la fa al massimo per un minuto per difendere l’ambiente: erano i giorni della furiosa competizione con l’ex capo del WWF, Fulco Pratesi. «Vasca?», aveva detto Pratesi, «Non serve»; «Doccia? Una spugnetta perla faccia, ascelle e parti basse, tanto sono pulito». Ancora, il Pratesi: «Lo shampoo? Fa perdere i capelli»; «Barba? Una volta al mese»; «Sciacquone? Un tiro ogni tre pipì». Ora anche il WWF si è schierato contro il governo «delle destre», contro le riforme, che però non riguardano aquile né pinguini, e quindi non si capisce.

 

 

 

Al Fronte Patrimoniale in queste ore si è aggiunto l’ex ministro dem Andrea Orlando, che sul Manifesto parla di «redistribuzione» delle ricchezze, perché «c’è una concentrazione non compatibile con la democrazia, la quale per sopravvivere ha bisogno di alcuni elementi di socialismo», ha detto così. Torniamo alla spalla di Fratoianni. Bonelli si lancia in un proclama: «Siamo pronti a governare l’Italia, ci candidiamo a farlo. Per questo serve la capacità di saper dialogare spiegando le nostre idee. Personalmente»- teniamoci forte - «comincerò un giro per l’Italia per parlare di transizione verde ad artigiani, piccole e medie imprese, industriali. Non sarà un viaggio per tranquillizzare, ma per ribadire il concetto che siamo pronti e abbiamo proposte concrete». Per fortuna tanti saranno in ferie.

 

 

 

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