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Giorgia Meloni, porta la figlia a Pechino e si scatena la vergogna: "Se volevi fare la mamma"

Salvatore Dama
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«Ovunque, insieme. Ti amo topolina mia!». Baam! Appena si diffonde in rete la notizia che con Giorgia Meloni, in visita ufficiale in Cina, c’è anche la figlia Ginevra si scatena il veleno. Insulti alla madre, al padre, alla creatura di sette anni, accusata di essere «privilegiata» e «scroccona». Cose tipo: «Viaggia a spese del contribuente»; «La esibisce come un trofeo»; «I figli in fabbrica non si possono portare»; «Dov’è il padre?»; «Se volevi fare la mamma, facevi un altro mestiere». Mascolinità tossica, direbbe qualcuno. Che diventa la disciplina olimpica della sinistra (quella leonesca da tastiera) quando una donna, in questo caso la premier, non siede con i compagni del collettivo.

Tuttavia il premio “fesso del giorno” non prevede podi, c’è un unico vincitore per distacco. Si tratta di Riccardo Cassini, autore di Stefano De Martino, che prende in mano il telefono e ripubblica la foto della Meloni appena atterrata all’aeroporto di Shanghai con la figlia. Con la dida: «La mamma dei fascisti è sempre in Cina». Calembour che deve aver trovato simpatico. Ma alla fine della fiera ride solo lui. A Cassini, comunque, va riconosciuto lo sforzo creativo. In una giornata dove prevale la solita massa di “indignatos” che attacca il solito noiosissimo disco. Stavolta dedicato a una bambina di sette anni, che magari avrebbe preferito una canzone dei Me contro Te.

 

 

 

Ecco una selezione del meglio (peggio) recuperabile su X. «Eccola là: bellamente spesata con l'Irpef che lo Stato trattiene ai pensionati da mille euro al mese. La votano e le pagano pure le vacanze» (Cittadino del mondo). «Ha portato Ginevra perché c'era lo spettacolino!» (Banana33). «Mi é venuto un dubbio: sarà mica tutto a carico del contribuente italiano?» (Patroclooo). «Quello che è penoso è farlo diventare un evento pubblico. Poteva tranquillamente portarla con sé, con opportuna discrezione senza esibirla». (Beatrice). «Ma tu pensi veramente che stava conciliando il suo importante lavoro con la famiglia? Non ti viene il dubbio che sia soprattutto un gesto simbolico per dare un'immagine di sé?» (Francesca Cosentino). «Tutte le mamme possono portare i figli in fabbrica, in ufficio, a scuola, in negozio, vero? Non capisco perché allora spendono i soldi in baby sitter, asili privati ecc. Ma smettetela di dire cagate!» (Milena Aceti). «Proprio una tipica mamma italiana, che va a fare la spesa con l’aereo di Stato...» (Brain Boosted). «Poteva affidarla al padre» (Micaela). «Hai mai visto un capo di stato uomo conciliare famiglia e lavoro e portarsi dietro i figli minori?» (Marta Gemma). «Faccia la mamma, che le mani se l’è già imbrattate di sangue...» (Alessandro Cafano). «Se volevi fare la mamma, facevi un altro mestiere» (Andrew). «Walt Disney a Pechino!» (Robbie). «Se porto mio figlio a lavoro mi licenziano!» (Franco Vincenzo). «La tiene manco fosse un feticcio!» (Alesio). «Fa la sciacquetta con la figlia!» (Semprepronto). «Ma i comunisti non mangiavano i bambini?» (Aldo).

E via così. Ma è la freddura di Cassini che scatena le reazioni della politica. «Trascinare anche i bambini in quella che, venendo da sinistra, evidentemente sarà definita legittima ironia, ci pare una pessima caduta di stile», commenta Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato. «Se a ruoli invertiti fosse stata fatta la stessa cosa nei confronti di una donna della sinistra saremmo già allo sciopero generale».

 

 

 

«Qualcuno ancora oserà parlare di Telemeloni, quando “professionisti” del servizio pubblico si lasciano andare a tali disonorevoli propalazioni frutto di odio e livore?», si domanda Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia. «Persino una figlia diventa un pretesto per colpire», dice Augusta Montaruli (FdI) vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai. «La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che questo attacco proviene dal nuovo autore Rai della trasmissione “Affari Tuoi”, Riccardo Cassini, il cui comportamento non solo risulta altamente poco professionale, ma anche di cattivo gusto». «Un simile comportamento mina non solo il rispetto per le persone coinvolte, ma anche la dignità del dibattito pubblico», commenta Luca Sbardella (FdI). «La Rai è talmente blindata dalla destra che l'autore di lungo corso Riccardo Cassini, pagato da tutti i cittadini, ha la facoltà di insultare il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la figlia», osserva il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli.

 

 

 

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