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Sondaggio M5s, Conte contro Grillo? Chi prende più voti oggi

Elisa Calessi
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Quanto potrebbe valere un partito di Beppe Grillo? E quanto uno di Giuseppe Conte? Se scissione sarà, quanto peso avranno le creature che sopravviveranno alla rottura tra Fondatore e Presidente? Lo abbiamo chiesto a due tra i principali sondaggisti. E le risposte non sono affatto scontate. Secondo Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, un partito di Conte, con nome e simboli creati ex novo, rischierebbe di valere persino di più di un Movimento Cinque Stelle che mantiene nome, simbolo ma perde l’avvocato. «Conte», spiega Noto a Libero, «ha i suoi elettori che lo seguirebbero dappertutto. E un marchio Conte, oggi, vale di più del marchio M5S».

Non solo: un partito dell’ex premier potrebbe essere persino più «espansivo». «Potrebbe rubare voti a sinistra, mentre il M5S ha ormai esaurito la sua capacità di prendere in quella direzione». Noto parte da una premessa: «Noi quotiamo il M5S al 13-14%. Questo è il consenso che potrebbe prendere alle elezioni politiche, che sono altro dalle altre elezioni». Quell’ipotetico 14%, continua il sondaggista, «è diviso in due parti: una vota il M5S perché è guidato da Conte e perché, con lui, si è spostato a sinistra. Ed è la parte che vedrebbe in maniera positiva un’alleanza con il Pd». Non si tratta, spiega ancora Noto a Libero, di elettori della prima ora.

 

 

 

«Sono sostenitori che si sono aggiunti in un secondo tempo e che vedono il M5S più che altro come un partito che può correggere la sinistra». Questa parte è «legata indissolubilmente a Conte». Poi, c’è il rimanente 7%, che è «il Movimento delle origini, legato alla base del Movimento, scettico rispetto all'alleanza con il Pd». Sono quelli che, in linea con l'impronta data inizialmente da Grillo e da Gianroberto Casaleggio, «non si sentono né di destra, né di sinistra, su alcuni temi sono più vicini alla destra, su altri più alla sinistra». Il Movimento post-ideologico, quello della lotta alla casta.

Cosa succederebbe se il contrasto tra Grillo e Conte portasse a una rottura e – immaginando che il comico genovese vincesse una battaglia giuridica - Conte, rimasto senza simbolo, fosse costretto a crearne uno nuovo? «Io penso», dice Noto, «che a perderci non sarebbe Conte. Credo che il marchio Conte sia più forte oggi di quello M5S. Paradossalmente, se Conte si porta via il simbolo M5S è meno forte di quanto sarebbe se andasse via e si facesse un nuovo partito». Anche per un’altra ragione: «Conte è sempre stato vissuto come un corpo estraneo al Movimento». Quindi una sua nuova creatura non sarebbe vista come un tradimento, ma come una logica evoluzione della sua storia. Non solo: «Conte ha i suoi aficionados, che votano M5S proprio perché c’è lui». E dunque lo seguirebbero ovunque. «In realtà Conte», prosegue Noto, «è depotenziato dal marchio M5S. Con un nome nuovo potrebbe rubare più voti a sinistra». Detto questo, Noto è convinto che alla fine non si divideranno. «Se Conte non ha creato un suo partito quando era forte, cioè appena uscito da Palazzo Chigi, in una fase in cui avrebbe potuto sfasciare il Pd, difficile che si decida a farlo ora». Quanto a Grillo, un suo Movimento senza Conte varrebbe un «5-6%». Ma a differenza di Conte, «Grillo non può fare a meno del simbolo M5S».

 

 

 

Più pessimista è la valutazione di Nicola Piepoli, fondatore dell'Istituto Piepoli, secondo cui, da una scissione, uscirebbero male entrambi e in parti uguali. «Le scissioni, come ci insegnala storia, porta a una diminuzione per entrambi: cala chi va via e cala chi resta», spiega a Libero. «È una perdita di vitalità che pagherebbero tutti e due, così, del resto, dice la storia».

Chi peserebbe di più tra un partito di Conte e uno di Grillo? «Nessuno dei due. Ruoterebbero attorno alla stessa percentuale». Certo, «dal punto di vista della creatività, è più alta quella di Grillo, ma dal punto di vista dell’organizzazione è incomparabilmente più potente quella dell’attuale presidente del M5S». In conclusione, una rottura farebbe male a entrambi, con una «perdita non quantificabile all'inizio». Insomma, sarebbe quello che gli analisti definiscono una scelta lose-lose. «Nessuno dei due vincerebbe sull'altro». E il M5S, come diceva ieri Danilo Toninelli, sarebbe destinato al collasso. I commenti della base Cinque Stelle, però, sembrano dare ragione a Noto: dalla lettura delle proposte che stanno arrivando nella piattaforma messa a disposizione dal M5S in vista della Costituente, gli iscritti sono più preoccupati dal radicamento territoriale e dai temi, che non dal simbolo, dal nome o dai mandati, che per Grillo sono colonne invalicabili. In linea con la classe dirigente, ormai tutta con Conte.

 

 

 

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