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Marco Bucci, il retroscena: ecco perché ha accettato la sfida

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Solo gli stupidi non cambiano mai idea. Sarebbe potuta iniziare così la lettera che il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha scritto ieri ai suoi concittadini per annunciare la propria candidatura alla presidenza della Regione, sostenuto dai partiti del centrodestra e dal mondo civico che l’ex manager americano convertitosi al ruolo di civil servant, amministratore pubblico, incarna. Meno di due settimane fa, intervistato proprio da Libero, il primo cittadino aveva confessato di essere stato la prima scelta. Il centrodestra gli aveva chiesto subito di passare da Palazzo Tursi, sede del Comune, al Palazzo della Regione, ma lui aveva declinato, per ragioni di salute e per mantenere l’impegno preso con i genovesi, che scadrà tra tre anni. Ieri l’inversione di rotta. «Candidarmi a governatore è un impegno necessario per poter proseguire il lavoro di crescita e sviluppo che la nostra terra ha iniziato nel 2015 e la visione di città che ha come protagonista Genova dal 2017. Non posso rischiare che la Liguria venga amministrata dai signori del No, non possiamo permetterci di fermare i progetti messi insieme in questi anni che hanno restituito orgoglio ai cittadini e rilievo internazionale al territorio». Questo il nuovo Bucci-pensiero comunicato ai genovesi da chi «da ligure non si arrende alle difficoltà male affronta con forza e determinazione». Al di là delle frasi di rito, due sono stati gli elementi decisivi per la scelta. (...)

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