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Greta Thunberg contro Meloni, come si presenta in piazza a Milano

Alessandro Aspesi
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Più antisemitismo che amore per l’ambiente. La manifestazione dei Fridays for future di ieri mattina si è trasformata in una passerella per Greta Thunberg che con tanto di kefiah al collo ha guidato un migliaio di giovani di studenti in una dimostrazione di odio verso la Meloni e Israele. Il corteo parte da largo Cairoli verso le 9,30 e attraversa il centro fino a piazza Cadorna. Un grosso furgone dei centri sociali dotato di altoparlanti guida la colonna seguita a distanza da polizia e carabinieri in tenuta anti-sommossa. I ragazzi delle prime file cantano ossessivamente “bella ciao” ma ripetono anche slogan come “Intifada fino alla vittoria” e “Stato sionista Stato terrorista”.

Greta è tra loro, proprio dietro allo striscione “stop genocidio”. Sguardo spento ed espressione impassibile sembra con la mente altrove. Solo ogni tanto accenna un mezzo sorriso alla ragazza con occhiali neri e capelli corvini che le rimarrà al fianco per tutta la manifestazione come se fosse la sua guardia del corpo.

 

 

 

Intanto in via Olona i pro-palestina improvvisano un flash mob davanti al Museo della scienza. Collocano un grosso razzo di cartapesta e accusano l’ente di essere finanziato da Leonardo, leader nella ricerca aerospaziale. L’attivista svedese continua a non essere di buon umore. In molti cercano di avvicinarla ma lei non proferisce parola. Forse è ancora irritata per essere stata messa al bando pochi giorni fa dalla polizia tedesca che l’ha definita «persona pronta alla violenza» impedendole l’accesso nel Baden-Wurttemberg.

 

 

 

Il corteo nel frattempo raggiunge viale Papiniano dove alcuni giovani imbrattano un distributore di benzina dell’Agip con della vernice rossa. Continuano gli slogan. Esponenti dei centri sociali vedono una macchina dei vigili ferma ad un semaforo e cominciano a urlare «Fascismo sionismo nessuna differenza - ora e sempre resistenza».

 

 

 

La Thunberg intanto sembra essersi ripresa. Ora si muove avanti e indietro lungo il corteo facendosi fotografare con questo o quello striscione. E arrivata al parco Baden Powel a sorpresa sale sul camion che ha guidato la manifestazione e balla sulle note di “From the river to the sea, Palestine free”, la stessa canzone cantata da tutti quei palestinesi che vorrebbero la cancellazione dello Stato di Israele dalle carte geografiche. La giovane poi comincia a parlare. Il suo tono è solenne, quasi apocalittico. Spiega che viviamo in un’epoca coloniale e poi parte l’attacco frontale a Gerusalemme. «Con la Palestina il mondo ha mostrato la sua vera natura» sentenzia la giovane di Stoccolma parlando di decenni di regime di apartheid e di genocidio in diretta perpetrati da Israele. Parole che accendono l’entusiasmo dei presenti. Giovanna ha 18 anni e fa l’ultimo anno di liceo.

 

 


Quando le chiediamo cosa c’entra Gaza con il clima risponde prontamente che «l’esplosione delle bombe che dall’anno scorso colpiscono la striscia ha provocato un aumento delle emissioni di CO2 e che quindi l’atmosfera ne ha risentito». Farneticazioni che trovano però il plauso convinto dei suoi compagni di classe. C’è poi anche chi manifesta un anti-semitismo profondo. «Siamo qui più per la distruzione di Israele che per la pace in Medio Oriente» ride un ragazzo dei collettivi studenteschi. E tra i suoi amici c’è anche chi è convinto che non ci sia alcuna differenza tra partigiani e militanti di Hamas. «Combattono entrambe per la giusta causa» ride una sedicenne mentre fuma hashish insieme a delle amiche. E molti dei presenti purtoppo le danno ragione.

 

 

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