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Per Elly Schlein il governo deve riconoscere lo Stato della Palestina

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Enrico Paoli
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La segretaria del Pd, Elly Schlein, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, finalmente hanno trovato un forte punto di convergenza politica. Indossando la kefiah, si sono ritrovati a chiedere all’unisono la condanna nei confronti del presidente israeliano Netanyahu, e poi al governo guidato dalla premier, Giorgia Meloni, di fermare la vendita di armi a Israele. Ma, soprattutto, Palazzo Chigi deve «riconoscere lo Stato di Palestina». Dunque la politica estera del centrosinistra usa gli stessi slogan, e quindi parla la stessa lingua, dei manifestanti che animano le piazze pro Hamas, nelle quali i terroristi palestinesi vengono considerati dei «resistenti», cantando pure “Bella ciao”.

E così Elly e Giuseppe, dopo l’attacco subito da Unifil, chiedono all’unisono di andare al di là delle semplici condanne. «Il governo sostenga la posizione già espressa da altri leader europei per fermare ogni esportazione di armi a Israele», afferma la segretaria dem, «e non solo: chiediamo al governo italiano di riconoscere subito lo Stato di Palestina come già hanno fatto altri Paesi europei come Spagna, Norvegia e Irlanda, per iniziare a costruire la soluzione dei due popoli, due Stati». Come se questa fosse ancora una strada percorribile, dopo la strage di un anno fa compiuta da Hamas. Il leader del Movimento è, se possibile, ancora più duro. «Quando si apriranno gli occhi e si deciderà di fermare i crimini di guerra del Governo Netanyahu? Non sono bastati 12 mesi di sistematico sterminio della popolazione palestinese e di certosina distruzione di Gaza?».

 

Le dichiarazioni dei leader dei due principali partiti di opposizioni italiani escono in serata, quasi in contemporanea. «Dopo i violenti attacchi dei giorni scorsi alle postazioni Unifil, l’ennesimo sconfinamento di carri armati dell’Idf verso le posizioni delle forze di pace dell'Onu, che in questi anni, con il contributo fondamentale dei militari italiani, hanno svolto un lavoro prezioso nella regione» sostiene la Schlein, «Netanyahu va fermato, le sue azioni criminali non possono essere più tollerate. Gli appelli alla de-escalation restano vani se non proviamo a fare tutto ciò che è nella nostra disponibilità». L’intervento del presidente del Movimento è pressoché in fotocopia. «Non sono bastate l’invasione e i morti in Libano e gli attacchi alle nostre basi?


Quando il governo italiano e le istituzioni europee si decideranno per l’embargo delle armi a Israele, perle sanzioni economiche e commerciali, per andare oltre le parole? Fermiamo la follia di Netanyahu, prendiamo decisioni serie per imporre il cessate il fuoco e la soluzione due popoli due Stati per Israele e Palestina». E con loro anche Romano Prodi: «Israele ha superato il limite. Ha sfidato il mondo e sta diventando impopolare», dice senza mezzi termini l’ex premier. Anche Angelo Bonelli, di Avs, ha sentito l’urgenza di buttarsi nel mezzo, sostenendo che quelli «del governo israeliano» sono «atti criminali». La Meloni oltre a dire che gli attacchi di Israele a Unifil sono inaccettabili, sono accettabili le bombe che hanno ucciso 42 mila palestinesi, riesce a fare qualcosa di più incisivo?». Del 7 ottobre del 2023, però, non se ne parla...

 

 

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