"Tutte e tutti a Roma sabato 7 giugno. Una grande manifestazione nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese. Una piattaforma chiara, inscritta nella mozione parlamentare che unitariamente abbiamo presentato in Parlamento. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che sentono come insopportabile quello che sta succedendo: mobilitiamoci insieme per fermare il massacro e i crimini del governo Netanyahu a Gaza": lo hanno dichiarato in una nota congiunta i leader di Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Giuseppe Conte e Elly Schlein.
Nei giorni immediatamente successivi, l'8 e il 9 giugno, sono in programma i referendum su lavoro e cittadinanza promossi proprio dalla sinistra. E cosa succederebbe se i compagni si lasciassero scappare qualche parola sul tema durante la manifestazione per Gaza? Se accadesse qualcosa del genere, si violerebbe la regola del silenzio elettorale, previsto nel giorno precedente e in quelli stabiliti per la votazione. La legge infatti vieta comizi, riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici o aperti al pubblico. E in effetti fino a qualche ora fa la data del 7 giugno era stata oggetto di discussione proprio per la quasi concomitanza con i referendum.
Intanto, nel centrosinistra c'è già chi pone dei paletti. Matteo Renzi di Italia Viva, per esempio, ha avvertito: "Durissima condanna al governo di Israele ma nessun accenno o possibilità di accettare l'idea di trasformare la critica forte e doverosa al governo in un atteggiamento antisionista o antisemita". Dello stesso tenore le parole del leader di Azione Carlo Calenda: "Assolutamente disponibili a fare una grande manifestazione per dire a Israele di fermarsi però vogliamo essere sicuri che non ci siano bandiere di Hamas" e "che non ci sia alcun tipo di atteggiamento antisemita".