Titolo di Repubblica: “Chi guarda dalla finestra”. Il pezzo è firmato da Massimo Giannini, quindi la mia curiosità dura poco, si viaggia con il pilota automatico, la tesi è quella di sempre, Giorgia Meloni non conta un fico secco nella politica internazionale e nella guerra tra Israele e Iran è spettatore «inerte e ininfluente».
Giannini sostiene che l’arrivo di Donald Trump ha messo in difficoltà la premier ma - come spesso capita a Repubblica - si tratta di una realtà rovesciata, un desiderio che viene impaginato come un fatto. La verità è che Meloni ha moltiplicato la sua influenza a Washington e a Bruxelles, tanto da essere considerata oggi la leader più potente d’Europa. Giannini cita a supporto della sua idea sgangherata su come (non) funziona la politica in tempo di guerra, l’intervista di Meloni durante la festa per i 25 anni di Libero ma, essendo troppo impegnato a ricamarci sopra, ha usato la zappa e non la penna, la bile e non il cervello. In una guerra combattuta con i missili, i cacciabombardieri, la contraerea, le flotte di droni, l’intelligence, il sabotaggio, l’Italia fa esattamente quello che fanno gli altri Stati: si coordina con gli alleati, mette a disposizione gli asset militari (quando richiesto e necessario), muove la sua diplomazia.
I colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran si sono tenuti a Roma, non è accaduto perché era più comoda la prenotazione dell’albergo. Caro Giannini, dopo essere uscito dalla chat 25 aprile, entra nella realtà e inizia a guardare dalla finestra.