Non siamo nel secolo scorso, Gualtieri non indossa la minigonna e soprattutto è uomo. Quindi la regola dovrebbe essere “allora te le cerchi”... Quello che Il Tempo ha efficacemente definito il vizietto come titolo dell’articolo di Giulia Sorrentino testimonia un sindaco in preda ad astinenza da prestazione, ha bisogno frenetico di spendere, sembra quasi alla vigilia di una campagna elettorale, chissà. Prima i circa 350mila per la piazza per l’Europa; adesso altri ottantamila euro destinati al Pride che si è svolto sabato a Roma. Ma Gualtieri è così sicuro di poter spendere impunemente i soldi dei cittadini romani per festa e farina? E salendo su quel palco con tanto di fascia tricolore che dovrebbe significare rappresentanza di tutti e non di una parte?
Decide da solo, il sindaco, chi merita i nostri quattrini e chi no. Nel caso del Pride si è fatto sostenere da una delibera votata dalla giunta nominata da lui, senza avere la decenza di passare per quell’odioso Consiglio comunale dove ci sono anche gli “altri”. Per l’Europa se ne era bellamente fregato, senza nemmeno lo straccio di un atto di indirizzo sul tema. E si becca le reazioni conseguenti. Una da parte del capogruppo leghista Fabrizio Santori, l’altra da Fdi col suo segretario regionale Paolo Trancassini. Entrambi mossi dalla richiesta di trasparenza.
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"Rischio guerra globale", "Andrò al Pride in Ungheria": la segretaria del Pd Elly Schlein ha ...Per Santori siamo in presenza «di un sistema parallelo per elargire fondi senza controllo democratico: era accaduto con la manifestazione pro-Europa da 350mila euro, ed è successo ancora». Il sindaco Gualtieri con la fascia tricolore – denuncia Santori - «ha sfilato sui carri del Roma Pride finanziato con 80mila euro pubblici erogati al Circolo Mario Mieli per il Roma Pride 2025, tramite Zètema, per pagare l’ufficio stampa, l’organizzazione artistica, l’audio, le luci, l’allestimento e la manutenzione del sito. Inaccettabile: la delibera di giunta che ha consentito questa manovra, scritta su misura per umiliare le istituzioni in nome della propaganda politica perché permette di eludere il ruolo dell’Assemblea Capitolina e di avere subito la possibilità di destinare fondi, tramite Zètema, senza bandi pubblici, adeguate motivazioni, confronti e verifiche, deve essere sospesa».
Ci va giù duro anche Trancassini: «Apprendiamo con sconcerto che il Comune di Roma ha deliberato- senza passaggio in Assemblea Capitolina - un finanziamento di 80.000 euro al Roma Pride. Ma il Pride non è stata quella sfilata che ha riservato pesantissime offese sessiste alla premier Giorgia Meloni, inveito contro il carro ebraico con spregevoli accuse, vomitato ingiurie e slogan contro la Chiesa, tutti comportamenti lontani anni luce da qualsiasi principio di convivenza civile e in cui risulta davvero difficile rintracciare quel “pubblico interesse” che consentirebbe una così veloce procedura amministrativa? Ancora una volta, Gualtieri dimostra di non governare per tutti i romani».
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Al Gay Pride di Roma che ormai si chiama solo Pride finiscono le bottigliette d’acqua prima che parta il serpenton...L’esponente di Fdi chiede «trasparenza totale sui fondi erogati, perché la Capitale - aggiunge -, che ha bisogno di servizi, sicurezza, infrastrutture e men che meno di veline e frasi di circostanza su diritti e inclusione, non può essere ostaggio di una sinistra che scambia l’amministrazione per un palco ideologico permanente». Anche perché, aggiungiamo noi, spendere risorse pubbliche per una manifestazione di parte, con tanto di insulti e minacce agli avversari politici individuati non è esattamente ciò che può essere consentito – oltre che reiterato - a una amministrazione locale.