La destra tenebrosa? Un pregiudizio che aleggia nella sinistra

"Il cuore di tenebra della destra alle radici della democratura”: un articolo del "Domani" riprendere una tesi ormai logora che si basa sul libro di Mirella Serri “Nero indelebile”
di Annalisa Terranovagiovedì 3 luglio 2025
La destra tenebrosa? Un pregiudizio che aleggia nella sinistra
3' di lettura

Il quotidiano Domani ci allieta con un’articolessa dal titolo gotico: “Il cuore di tenebra della destra alle radici della democratura”. Una tesi ormai logora che si basa sul libro di Mirella Serri “Nero indelebile”. Libro nel quale Serri inanella una serie di toppe interpretative assai grossolane. La più rilevante delle quali è che l’ordinovismo rautiano sarebbe alla base delle idee politiche di Fratelli d’Italia e della sua leader. Serri sorvola in malafede sul fatto che Rauti rientrò nel Msi nel 1969 tagliando i ponti con l’estremismo giovanile che ne aveva caratterizzato la carriera politica per poi, con le mozioni congressuali elaborate a partire dal 1976-77 e con il quindicinale “Linea”, invitare i giovani di destra a superare gli opposti estremismi, ad aprirsi al dialogo, a preferire le politiche sociali alle disquisizioni esoteriche.

Ma attenzione: sarebbe troppo facile liquidare il libro di Serri solo come un pamphlet propagandistico. Lo è a tutti gli effetti ma legare Meloni a Rauti si presta anche a una serie di luoghi comuni retorici che l’opinione pubblica disinformata accoglie come verità assolute. Si scrive Pino Rauti e si evocano subito le stragi nere, in particolare Piazza Fontana: il leader missino fu pienamente assolto nel 2005 e caddero tutte le accuse nei suoi confronti ma nonostante ciò continua a essere trattato come ispiratore dell’eversione neofascista. Un falso storico che si perpetua per dare addosso a Giorgia Meloni. Non è un caso infatti che Elly Schlein, partecipando martedì sera alla trasmissione InOnda su La7, abbia criticato la premier perché non riconosce la matrice fascista della strage di Bologna.

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Andiamo allora a rileggere cosa ha detto Meloni il 2 agosto 2024: «Il 2 agosto del 1980 il terrorismo, che le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste, ha colpito con tutta la sua ferocia la Nazione... Allo stesso tempo, sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al Governo. Sostenere che le “radici di quell’attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo è molto grave. Ed è pericoloso, anche per l’incolumità personale di chi, democraticamente eletto dai cittadini, cerca solo di fare del suo meglio per il bene di questa Nazione». Quasi un anno dopo siamo alle solite. Schlein può ancora con sorprendente leggerezza legare le origini della destra meloniana alla stagione delle stragi perché appunto non ci sarebbe condanna netta della “matrice” delle stesse.

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Tutta questa macchinetta del fango potrebbe tranquillamente essere smontata facendo presente che Pino Rauti non aderì a Alleanza nazionale al congresso di Fiuggi mentre Giorgia Meloni sì, con tutto il gruppo della sezione Colle Oppio guidata da Fabio Rampelli. Di più: nel 1979, un anno dopo la strage di Acca Larenzia, che segnò la nascita dei Nar, Pino Rauti firmò su Linea un durissimo editoriale in cui sottolineava che il terrorismo stragista non può appartenere alla gioventù di destra: «Il terrorismo non è nostro; non è nelle nostre tradizioni, non c’è mai stato; non ha il benché minimo diritto di entrarvi. Va respinto, ove mai tentasse di allignarvi, proprio in nome dei valori per i quali ci battiamo. Esso promana dall’anarchismo, ha accompagnato e quasi ritmato le fasi più aspre della lotta politica marxista, ha trovato il suo nuovo rilancio nel partigianesimo durante la seconda guerra mondiale ed è lì, infatti, che si riferisce e si autogiustifica; a quell’archetipo recente e gratificante». È questa, semmai, la lezione che Meloni eredita da Rauti e che si unisce alla mitologia politica fondativa di Fratelli d’Italia basata sul culto dell’identità nazionale, sul comunitarismo, sulla fantasy tolkieniana come archetipo della lotta tra bene e male. Nullo di torbido e tenebroso. Tutto chiaro, semmai, annerito solo dai pregiudizi. 

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