A mettere fine alla querelle interna alla maggioranza sullo Ius Scholae, non sono bastate nemmeno le parole di Giorgia Meloni, che l’altro giorno ha spiegato che «se posso dare un consiglio, sarebbe bene che tutti ci concentrassimo sulle priorità del governo. Questa (la cittadinanza facile, ndr) non è nel programma». Una chiusura lapidaria che non lascia spazio a molte interpretazioni. E infatti anche ieri nel dibattito Fratelli d’Italia è rimasta ferma sulle posizioni della sua leader. Il consiglio, però, non sembra essere stato recepito, visto che anche ieri Antonio Tajani è tornato sull’argomento spiegando che «tre anni fa Fratelli d’Italia era favorevole a questa misura», che «questa nostra proposta è in sintonia con il programma del centrodestra», ma soprattutto che «noi vogliamo aprire un dibattito, ma a livello parlamentare, qui non c’entra nulla col governo». Cioè la posizone iniziale: calendarizziamo la riforma della cittadinanza e chi ci sta la vota.
Una strada piuttosto rischiosa, visto che difficilmente la Lega non chiederebbe di mettere la fiducia sul voto... Tajani spiega anche che «oggi purtroppo la legge fa diventare italiani anche quelli che non parla la nostra lingua (anche se qualche sindaco ha finalmente iniziato a negarle in questi casi, ndr), perché è stato 10 anni in Italia, ma questo secondo noi non è sufficiente. Bisogna fare di più chiosa il leader azzurro - integrare, come dice l’articolo 6 del nostro programma elettorale, integrare i migranti regolari dal punto di vista economico e dal punto si vista sociale». Poi, però, ha ribadito che «in questo momento innanzitutto dobbiamo portare a termine la riforma della giustizia che è la priorità delle priorità». Prevedibilmente le parole di Tajani hanno scatenato la reazione del Carroccio. Prima sui social, con un post: «Altro che ius scholae, avanti tutta con pace fiscale, rottamazione delle cartelle e flat tax». Poi con una sfilza di dichiarazioni piuttosto bellicose da parte di una schiera di parlamentari. Prima della carrellata, però, va segnalato il vero caso politico della giornata: lo striscione che la Lega ha esposto a Milano, con la scritta «Terzo mandato no, ius scolae sì. Sicuri di non essere il Pd?». Il messaggio, chiaramente indirizzato a Forza Italia (che in commissione la scorsa settimana ha votato contro l’emendamento leghista per il terzo mandato a sindaci e governatori, ndr), è arrivato nel corso di una manifestazione dei giovani del Carroccio, che protestavano contro le occupazioni abusive in via Gola, a Milano, zona Navigli. Subito è balzato alla mente il precedente dello scorso anno quando, sempre i giovani leghisti, sfilarono sul pratone di Pontida con lo striscione: «Ius scholae in vista, Tajani scafista?».
In quell’occasione Matteo Salvini s’infuriò e strigliò vigorosamente le sue giovani leve. Una cortesia che qualche settimana fa Tajani non ha ricambiato, quando il giovane Simone Leoni attaccò senza mezzi termini il generale Vannacci. «Me ne hanno dette di peggio», sgabbiò il vicepremier azzurro. Rispetto a quello dello scorso anno, però, l’episodio milanese ha un peso politico differente, visto che a reggere lo striscione non c’erano i giovani leghisti, ma anche due parlamentari: Luca Toccalini, responsabile federale del movimento giovanile e l’ex vice segretario Andrea Crippa. «Questo tema non sarà mai oggetto di trattativa in maggioranza spiega a Libero Toccalini -. Lo ha detto chiaro la premier Meloni e noi lo ripetiamo da anni. L’Italia e gli italiano hanno altre priorità». Toccalini assicura che «il governo è solido» e spiega a Tajani che «ad esempio qui in via Gola è pieno di ragazzi stranieri che occupano abusivamente le case e che della cittadinanza italiana non frega nulla, come testimonia la sfilza di reati di cui continuano a macchiarsi». Arriviamo così agli altri parlamentari leghisti. Fabrizio Cecchetti ribadisce che «la cittadinanza italiana non è un diritto automatico da concedere con decreto: è un traguardo che si conquista con impegno, rispetto delle regole e condivisione dei valori».
E ancora: «Con la Lega al governo, la priorità resta la nostra gente. Lo ius scholae lo lasciamo a chi sogna un Paese senza identità e senza regole». Il vicepresidente della Commissione Finanza, Stefano Candiani ricorda come «sulla cittadinanza gli italiani si sono già espressi negativamente in occasione del referendum. È paradossale che mentre il Pd tace dopo la sconfitta, sia proprio Forza Italia a premere sull’acceleratore per rendere la cittadinanza italiana più facile agli stranieri. Le priorità adesso sono altre. Tajani se ne faccia una ragione». Chiosa il senatore leghista Claudio Borghi: «Se il ministro Tajani vuole, se ne riparlerà (forse) tra dieci anni. Con noi per diventare italiani non possono esserci scorciatoie di alcun tipo».